VERSO IL CONSIGLIO UE

Bortolotto: “Letta sostenga i piccoli operatori di Tlc”

Il presidente di Assprovider: “Serve un impegno perché il mercato unico garantisca a tutti parità di accesso e trattamento”

Pubblicato il 21 Ott 2013

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“Letta andrà a Bruxelles a dare l’endorsement al pacchetto Kroes sul mercato unico? Bene, ma si assicuri che le regole lì contenute siano poi messe in atto realmente a tutela delle concorrenza”. L’appello arriva da Dino Bortolotto presidente di Assoprovider in vista del Consiglio Ue del 24 e 25 ottobre, il primo dedicato all’Agenda digitale.

Cosa non la convince della proposta sul mercato unico?

In linea di principio le regole delle Kroes sono del tutto condivisibili, dato che mirano a rafforzare la competizione. Quello che mi preoccupa sono le modalità di attuazione che potrebbero, invece, portare alla creazione di un mercato a doppio binario sul versante della connettività: uno per le grandi aziende e l’altro a scartamento ridotto per i player più piccoli. Serve un impegno forte perché le regole di trasparenza e non discriminazione valgano anche per il mercato unico delle Tlc. È importante, ad esempio, che un operatore locale italiano possa chiedere e ottenere servizi ad Deutsche Telekom – o ad altri – alle stesse condizioni alle quali opera Telecom Italia. Il tutto all’interno di una cornice in cui viene garantita la neutralità della rete. C’è poi un altro aspetto che sta a cuore ad Assoprovider.

Quale?

Il costo del rame tenuto alto perché – secondo il pensiero comune – è una garanzia per gli investimenti in fibra. Ma si tratta, appunto, di pura teoria. Fino ad oggi la realtà ha dimostrato che alti prezzi del rame non hanno fatto altro che generare plusvalenze che gli ex incumbent hanno trasformato in dividendi.

Quindi chiedete al governo perché in qualche modo spinga su Agcom per abbassare il prezzo del rame?

Guardi, il punto non il prezzo in sé ma quello che si fa con le plusvalenze. Se vogliamo continuare a dire che il rame “caro” agevola l’infrastrutturazione in fibra, allora facciamo in modo che questi soldi vengano incamerati dallo stato, dalla Ue o comunque da qualche ente che poi si occupi di agevolare gli investimenti, anche nelle aree a fallimento di mercato. Come ripeto il problema non è mai la misura in sé ma come viene realizzata.

Non crede che il mercato unico possa facilitare gli investimenti delle Pmi?

Anche qui mi auguro che il pacchetto contribuisca a scardinare le normative nazionali che hanno reso il settore una vera e propria oligarchia a vantaggio di pochi e a danno di molti. Ecco perché sono anni che Assoprovider si batte per rivedere l’impianto regolatorio che continua ad impedire alle piccole e medie aziende italiane di investire nel paese in cui credono per realizzare infrastrutture di nuove generazione, come hanno dimostrato di saper fare con le reti wireless di cui sono state pioniere. Oggi è caduto il presupposto di mantenere in vita un pretestuoso wallet garden nato per prolungare un “monopolio di fatto” (ora oligopolio), individuato principalmente nell’allegato 10 del Codice delle Comunicazioni, dove una grossa Telco paga oneri risibili per licenze radio ed autorizzazioni nazionali per telefonia e posa di reti, mentre all’operatore locale vengono chieste cifre proporzionalmente esorbitanti che scoraggiano gli investimenti specialmente in aree in digital divide.

Quindi cosa chiedete precisamente al governo?

Di mettere mano ai contributi amministrativi contenuti nell’allegato 10 per creare le condizioni affinché ciò che di veramente italiano ancora esiste e “resiste” trovi forti motivazioni ad accelerare lo sviluppo delle reti locali di nuova generazione.

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