Più incentivi regolamentari agli investimenti nella banda larga, a cominciare dal 4G, puntando “sulla rapida adozione di misure legislative che riducano il costo di roll-out delle nuove reti”. Un via libera di principio al pacchetto “Connected Europe” sul mercato unico delle Tlc, con l’auspicio che sia varato “in maniera tempestiva”, ma “nel rispetto delle competenze nazionali”, soprattutto in materia di spettro. E poi, la tassazione delle web companies, per la quale è richiesto un supplemento di coordinamento tra gli stati membri, con la Commissione che verrà incaricata di esplorare misure ad hoc. Sono questi in estrema sintesi i principali indirizzi che affiorano nella bozza di Conclusioni del primo Consiglio europeo consacrato alla e-economy in programma per domani e dopodomani.
Il documento, che il Corriere delle Comunicazioni pubblica in esclusiva, ospita anche un’accorata esortazione “ad adottare entro il prossimo anno un quadro regolamentare forte in materia di protezione dei dati personali (proprio ieri l’Europarlamento ha trovato finalmente un primo accordo sul regolamento “data protection”, ndr) di fianco alla direttiva sulla Cyber-security”. Altrettanta enfasi è conferita al processo di “ammodernamento della pubblica amministrazione”, nodo particolarmente caro all’Italia, che dovrebbe “continuare attraverso una spedita attuazione dei servizi di e-government, e-health, e-procurement, e-invoicing (fatturazione elettronica)”. Con il duplice intento di “generare più risparmi nel settore pubblico” e “offrire servizi migliori e più ampi ai cittadini e le aziende europei”. Obiettivo, quest’ultimo, che potrà essere centrato anche spingendo sulla frontiera degli open data, che costituiscono “un risorsa inesplorata con un enorme potenziale” per “soddisfare le esigenze dei cittadini” e “far prosperare l’innovazione”.
L’intero ensemble di iniziative che saranno discusse domani dai capi di stato Ue sarà naturalmente attraversato dalla preoccupazione di centrare i traguardi dell’Agenda Digitale, compiendo “tutti gli sforzi necessari per ridare slancio all’industria europea nel campo dei prodotti e dei servizi digitali” e riconoscendo “l’urgente necessità di costruire un mercato europeo del digitale e delle telecomunicazioni più integrato”.
Che però gli ambasciatori degli stati membri abbiano trovato nei giorni scorsi un primo compromesso su una bozza comune di conclusioni, questo non significa che il summit di domani si preannunci privo di possibili controversie. I destini del pacchetto Kroes sul mercato unico, ad esempio, restano ancora appesi a un filo: a quel che si vocifera a Bruxelles, nelle ultime ore Germania e Regno Unito avrebbero inasprito il proprio scetticismo nei confronti del piano, allineandosi alle posizioni già apertamente critiche di Francia e Spagna. Tra i grandi stati, solo l’Italia avrebbe espresso un sostegno senza riserve degne di nota, ansiosa com’è di giocare un ruolo decisivo nell’adozione del piano durante la sua presidenza di turno dell’Ue che debutterà a gennaio 2014. Non solo: nella bozza di conclusioni, s’invita il legislatore “ad un’estensiva disamina” del pacchetto, una maniera cifrata per indicare che molti stati esigono migliorie e cambiamenti anche sostanziali. Ecco perché il paragrafo del documento consacrato al pacchetto potrebbe subire modifiche anche radicali, rispetto alla versione attuale, a seconda della piega che prenderà il confronto tra i capi di stato.
Per quel che riguarda il nodo della tassazione delle web companies, su cui la Francia ha molto insistito nelle ultime settimane, appare ormai scontato un forte consenso sul bisogno di allestire una cornice fiscale comune tra i paesi Ue. La Commissione sarà investita del compito di elaborare una prima terna di proposte, avvalendosi del lavoro prodotto dal gruppo di esperti di alto livello sulla tassazione della digital economy appena messo in piedi dal commissario europeo per la fiscalità Algirdas Šemeta. Gli stati membri si riservano, però, “di ritornare sulle questioni fiscali durante il vertice di dicembre 2013”. Infine, dopo le ultime rivelazioni sul caso Prism circa la presunta registrazione di 70 milioni di telefonate in Francia da parte della NSA, e i timori di “spionaggio” anche sull’Italia, è plausibile che venga estesa e inasprita la parte delle Conclusioni sulla data protection.