AFFAIRE TELEFONICA

Alierta: “Telecom resta italiana, investiremo sul broadband”

Focus sul futuro della compagnia all’incontro di oggi con Letta. Il numero uno di Telefonica: “Manterremo l’occupazione in Italia”. Non si è discusso di scorporo né di Opa né di golden power. Asati: “Ora il premier incontri anche i piccoli azionisti”

Pubblicato il 29 Ott 2013

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C’è l’impegno di Telefonica affinchè Telecom resti italiana e a mantenere l’occupazione in Italia”. E’ la “promessa” fatta dal numero uno di Telefonica, Cesar Alierta, che oggi ha visto il premier Enrico Letta, confermando anche l’impegno sul piano industriale e sugli investimenti. “C’è l’impegno chiaro da parte di Telefonica perché crescano gli investimenti in fibra ottica e 4G di Telecom Italia per sviluppare il mercato nazionale e gli investimenti che sono fondamentali per lo sviluppo tecnologico di qualsiasi paese e per la crescita dell’economia”, ha spiegato Alierta. Telefonica punta dunque ad essere “un socio industriale di Telecom Italia“.

Alierta ha aggiunto che nel faccia a faccia non si è parlato “né di opa né di scorporo della rete” e nemmeno di golden power. Il manager spagnolo ha spiegato di aver rappresentato al governo “la necessità che l’azienda e l’Italia continuino la strada intrapresa dello sviluppo delle tecnologie della comunicazione”.

L’accento posto da Alierta sugli investimenti può essere letto anche come una risposta indiretta a Franco Bassanini. Il presidente di Cdp si era detto pronto a fare un passo indietro sulla rete. ”E’ assolutamente evidente che se Telecom ritiene di poter investire nell’ammodernamento della rete senza bisogno dell’apporto delle risorse della Cassa depositi e prestiti – avev adetto – noi siamo felici, perché abbiamo mille altri strumenti per sostenere l’economia del Paese”

Tra i primi a commentare l’esito dell’incontro i piccoli azionisti di Telecom che chiedono un faccia a faccia con Letta. “Apprendiamo che alle due soluzioni alternative proposte da Asati, ieri 28 ottobre e cioè Opa ad un valore non infeririore a 1,1 euro o fusione carta contro carta tra TE e TI ad un valore tra 1,1.-1,2 euro la risposta di Alierta è stato un secco NO”. Asati rinnova dunque la domanda a Letta: “In che modo Lei, nello scenario attuale intende salvaguardare gli interessi di 500.000 piccoli azionisti risparmiatori e di tutte le minorities che detengono la maggioranza del capitale di TI con 85%?”.

Preoccupazione anche per l’asset brasiliana. “Tra l’altro ci risulterebbe che Lei oggi non ha avuto nessuna assicurazione sulla ventilata cessione di Tim Brasil, vero obiettivo finale di Telefonica – evidenzia la letta inviata al premier – Alierta farà sì che, come da sue dichiarazioni “ Telecom Italia rimarrà Italiana” e quindi dopo aver potenzialmente svenduto Tim Brasil l’Italianità consisterà nel ridurre TI a essere una partecipata insignificante del gruppo spagnolo con un valore irrisorio e destinata a sparire dalla competizione europea”.

“Signor Presidente, dato che lei ha ricevuto il socio spagnolo potenziale predatore e controllore della scatola Telco, ha il dovere di ricevere la nostra Associazione in rappresentanza delle decine di migliaia di risparmiatori Italiani! – conclude la missiva – La nostra domanda conclusive, Signor Presidente, è questa: lei è certo di fare gli interessi degli azionisti di minoranza italiani?”.

Oggi sulla vicenda Telecom è intervenuto il ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. “La priorità del governo nella vicenda Telecom è quella di garantire la sicurezza del Paese, ma le misure che si immaginano non intendono espropriare”.

“Telecom è un’azienda privata – ha ricordato Zanonato – quello che può fare il governo è all’interno delle leggi e del Codice civile. Noi abbiamo anche il problema di dire agli stranieri di venire a investire in questo Paese, quindi non vogliamo dare segnali contrastanti. Vogliamo che vengano in Italia, il problema è garantire la sicurezza della rete. Stiamo vedendo come mettere insieme i due poli del ragionamento”. Le misure che si immaginano, quindi, “non intendono espropriare, ma verificare che ogni decisione sia compatibile con la sicurezza del Paese e il rispetto della proprietà”.

Intanto sul versante Opa, Stefano Fassina, viceministro all’Economia fa sapere che “il provvedimento che cambierà le norme italiane sull’Opa non sarà all’esame del Consiglio dei ministri di oggi”.

Ieri a Palazzo Chigi è arrivato l’Ad di Telecom, Marco Patuano con cui il premier ha discusso di investimenti ed occupazione. “Da parte del premier – ha rilevato Patuano uscendo da Palazzo Chigiè giunta una interlocuzione molto attenta. Adesso ovviamente il governo deve effettuare tutte le sue valutazioni e prendere le decisioni che riterrà più opportune”.

In occasione dell’incontro di oggi Asati ha inviato une lettera a Letta chiedendo di mettere dei paletti d Telefonica: o fusione o lancio di un’Opa.

“Per dare credibilità, efficacia e difendere gli interessi di tutta la comunità che è legata a Telecom Italia e allo sviluppo del Paese (senza telecomunicazioni non c’è innovazione né sviluppo) – si legge nella missiva – nel suo incontro di domani sostenga l’operazione con Telefonica a due sole condizioni o alternative e sicuramente scoprirà nell’incontro di domani una opposizione di Telefonica che ha ben altri progetti per la nostra Telecom Italia: una fusione carta contro carta ad un valore di concambio di 1,1-1,2 euro come da confronto dati economico-finanziari delle due società.

“Se Telefonica è interessata a prendere il controllo di Telecom Italia – prosegue Asati – questo deve avvenire con una operazione trasparente di mercato ponendo tutti gli azionisti alle stesse condizioni e non usando le stesse tecniche del capitalismo di relazione ormai finito e che ha portato potenzialmente vicino al collasso quello che era uno dei più grandi player mondiali. Telefonica faccia un Opa ad un valore non inferiore a 1.1 euro ad azione”.

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