LA RICERCA

Italist: e-commerce “snobbato” dal 32% dei merchant

Il 68% dei commercianti ne vede le opportunità, il restante disinteressato all’online. Il 45% ha problemi con il customer care. Ma si stima che, nel 2016, gli utenti italiani supereranno la metà della popolazione

Pubblicato il 29 Ott 2013

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Italia ancora indietro nell’e-commerce, ma terreno promettente per il futuro: il 68% dei commercianti affronta con disponibilità, curiosità e interesse le opportunità offerte dal commercio elettronico, ma rimane ancora un 32% che si dice non interessato. Sono alcuni dei risultati che emergono da una ricerca di Italist, nuovo marketplace online dedicato allo stile italiano. Lo studio è stato effettuato su oltre 7.000 casi rappresentativi del Made in Italy, equamente distribuiti sul territorio italiano e selezionati nell’ambito di circa 50.000 piccoli commercianti nel mondo fashion.

Se appunto il 68% è favorevole all’e-commerce, il 32% si tira fuori: di questi il 73% non è interessato all’on-line, il 15% è soddisfatto dei canali tradizionali, l’8% ha attività in chiusura, il 3% è scoraggiato dalla complessità dell’on-line.

Rispetto ai dati della primavera si registra una preoccupante crescita (+60%) delle attività in chiusura, oltre al calo (-33%) degli utenti soddisfatti dei canali tradizionali quindi in cerca di nuove strategie.

Sempre secondo i dati raccolti dall’osservatorio di Italist le difficoltà maggiori sono legate alla gestione customer care (il 45% ha questo problema), gestione del magazzino (23%), spedizioni (14%), gestione dei pagamenti (10%) e fatturazione internazionale (6%).

La costante riscontrata è la difficoltà nella gestione dei clienti, soprattutto nel dover affrontare l’utilizzo della lingua inglese. Entrando nel dettaglio e sempre confrontando i dati con la primavera 2013, la preoccupazione rispetto alla gestione del costumer care rimane elevata seppur in diminuzione. E, infine, se da una parte la fatturazione internazionale sembra un problema risolto, rimangono alte le difficoltà legate alle spedizioni di prodotti nel mondo.

L’Italia, tra le nazioni europee è quella con la maggior possibilità di crescita per quel che riguarda la propensione all’e-commerce da parte della popolazione, passando da un 32% di utilizzatori del 2010 a un 41,3% nel 2013 fino a una proiezione del 51% nel 2016. In altri Paesi la crescita è minore anche perché il dato iniziale ha un valore decisamente più alto.

Quanto alla distribuzione dei merchant su base geografica, quelli più attivi provengono da Lombardia 21,5%, Lazio 15,6% e Puglia 13,3%. Il dato si giustifica con la presenza di Milano e Roma, città con alta densità di boutique, e Bari (terza nella classifica), nuova capitale del fashion.

Altro dato è il tasso di accettazione dei merchant per regione d’Italia, che mostra il Centro-Sud più interessato all’e-commerce, considerata un’opportunità contro la crisi rispetto al tradizionale negozio oltre a essere una possibile e reale novità da sperimentare.

Inoltre si registra un evidente margine di crescita nelle regioni: Abruzzo, Calabria, Marche, Puglia, Friuli e Trentino, che mostrano curiosità e apertura all’e-commerce già durante i primi contatti.

L’Osservatorio dimostra quindi che l’e-commerce è una possibile ricetta anti-crisi, un’opportunità di crescita in tutta Italia, anche e soprattutto per le piccole e medie imprese, oltre a essere un importante volano di promozione del Made in Italy e dello stile italiano nel mondo.

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