Un piano di razionalizzazione delle infrastrutture digitali che, nell’arco di un triennio, porti a far convergere tutti i server in un unico data center regionale al fine di garantire una maggiore sicurezza dei dati e delle prestazioni e migliorare l’efficienza del sistema pubblico locale, con conseguenti risparmi di spesa. E’ questo l’obiettivo dell’atto di indirizzo approvato ieri dalla Giunta delle Regione Umbria sulla base dell’informativa dell’assessore all’Innovazione e ai Sistemi informativi, Fabio Paparelli.
“Garantire continuità operativa e sicurezza informatica è un obiettivo che non riguarda solo gli enti pubblici, oggi riguarda tutti – dice Paparelli in un comunicato della Regione – Per questo, il consolidamento dei data center è un passaggio imprescindibile ed indispensabile per poter attuare su scala regionale effettive strategie di digitalizzazione”.
“Nella logica complessiva dell’Agenda digitale dell’Umbria aggiunge l’assessore – saranno incentivate le partnership pubblico-privato oltre che le iniziative di start-up di imprese che vogliano sfruttare il data center regionale per proprie attività di servizi. Le rilevazioni fatte a livello nazionale dicono che oggi il 30% della spesa totale nel settore delle Itc, le tecnologie dell’informazione e comunicazione, delle pubbliche amministrazioni, quasi 2 miliardi di euro, è dedicato alla gestione di ben 30.000 server. Solo nei comuni italiani sopra 10.000 abitanti sono stati rilevati quasi 1.000 data center, la maggior parte inadeguati in quanto a norme di sicurezza, consumo energetico ed efficienza operativa”.
Il piano digitale umbro – prosegue l’assessore – prevede di risolvere questa anomalia con la costituzione di un data center regionale unitario, che avrà sede a Terni e che riunirà i diversi Ced (Centri elaborazione dati) pubblici presenti nei vari enti locali, siano essi Comuni, Asl o Aziende ospedaliere. Il data center regionale, così come la banda larga rappresenta un’infrastruttura indispensabile per sostenere il futuro sviluppo del territorio umbro”.
L’Umbria fa così da apripista al piano Caio-Ragosa sul consolidamento dei data center della PA. Come spiegato dal dg di Agid, Agostino Ragosa, in un’intervista al nostro giornale, si punta a ridurre le strutture di data center a 30/40 unità: intendiamo creare centri dati altamente interoperabili a livello fisico e logico consolidando le infrastrutture sia a livello regionale che centrale. L’obiettivo finale è la realizzazione di una “enterprise public infrastructure” nella quale il Sistema pubblico di connettività (Spc) sia interconnesso con le reti territoriali realizzate dagli enti locali e dove i luoghi che ospitano i sistemi pubblici – i data center – siano rispettosi degli standard internazionali. Il tutto all’insegna della sicurezza delle informazioni e dei dati, parte essenziale del sistema dei servizi pubblici da erogare.
Per Francesco Caio, mister Agenda digitale, “il processo di consolidamento è un “movimento globale”, basato sullo sviluppo della banda larga e del cloud”. “È quindi una strada da perseguire anche nell’ambito della Pubblica amministrazione in Italia – ha detto al nostri giornale – Però è importante che il consolidamento delle infrastrutture fisiche sia guidato da una visione chiara dell’architettura “logica” dei sistemi della PA. Un’architettura di riferimento che indichi quali sono la Basi Dati di interesse nazionale, quali i flussi di interoperabilità e i processi di interazione e dialogo tra sistemi. In questa prospettiva è soprattutto l’adozione di standard comuni per le strutture di dati e metadati che fa fare il salto di qualità nell’erogazione e nella fruizione di servizi”.