Fossati: “Telefonica fa solo i propri interessi”

Il numero uno di Findim: “Gli spagnoli tengono in minoranza l’85% dell’azionariato”. E riferendosi alla legge sull’Opa rilancia: “Per attrarre più investimenti il sistema deve cambiare”

Pubblicato il 29 Ott 2013

Gli spagnoli ”hanno a cuore i propri interessi e tengono in minoranza l’85% dell’azionariato”. Lo ha detto Marco Fossati, con Findim socio al 5%, di Telecom. ”Le azioni ed i voti si dovrebbero contare e non pesare- dice Fossati – Credo sia corretto asserire che il sistema debba cambiare se vogliamo attrarre più investimenti esteri; un sistema più democratico e meritocratico” aggiunge riferendosi alla possibile modifica della legge sull’Opa.

Fossati esprime così la sua opinione sull’operazione di riassetto dell’azionariato di Telco e sulle sue ricadute per Telecom. Anche altri esprimono la loro opinione sul gruppo telefonico senza essere azionisti e “controllando grandi patrimoni e società con pochi denari, utilizzando il classico sistema delle scatole cinesi, hanno chiaramente tutto l’interesse di non vedersi modificare il sistema con una potenziale legge Mucchetti. Credo sia corretto asserire che il sistema debba cambiare se vogliamo attrarre più investimenti esteri; un sistema più democratico e meritocratico”, aggiunge Fossati

Secondo Fossati, i soci italiani ”dovrebbero avere la decenza di non fare dichiarazioni a favore di Telefonica”. Fossati fa riferimento alle dichiarazioni dell’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel, che aveva definito l’italianità “una fesseria”. ”Telefonica – ha sottolineato Nagel – rappresenta una buona opportunità, mi stupiscono i commenti che parlano di Telefonica come di un partner negativo. L’operazione è una cosa buona per tutti gli azionisti di Telecom Italia”.

”Trovo scandaloso quanto ho letto sui giornali – dice Fossati – i soci italiani di Telco ed i loro relativi consiglieri nel CdA di Telecom Italia dovrebbero avere la decenza di non fare dichiarazioni a favore di Telefonica soprattutto in conseguenza della loro uscita e cessione alla stessa. Se fossero sinceri nelle loro espressioni non avrebbero dovuto vendere la loro posizione, lasciando tutte le minoranze in mano al comando di Telefonica”. La questione non è ”dare il benestare per il comando a gruppi stranieri o italiani – aggiunge Fossati – ma se consegnare il comando della società a gruppi che realmente hanno a cuore la valorizzazione di Telecom o a gruppi che opportunisticamente hanno a cuore i propri interessi, sborsando pochi denari e tenendo in minoranza l’85% dell’azionariato”.

Fossati nelle scorse settimane ha sferrato l’attacco a Telco. Con una mossa a sorpresa (relativa) il finanziere attraverso la sua finanziaria Findim ha chiesto infatti la convocazione dell’assemblea di Telecom Italia. In una nota la società comunica che verrà convocato un consiglio di amministrazione “per le opportune valutazioni”.
Ad oggi, l’unico Cda in agenda risulta essere quello del 7 novembre convocato sui conti trimestrali anche se in esso potrebbe venire discusso il piano industriale ed eventualmente la eventuale dismissione di Tim Brasil e delle partecipate sudamericane.
L’iniziativa di Fossati chiarisce così la ragione per cui nei giorni scorsi Findim ha incrementato la propria quota in Telecom Italia portandola dal 4.999% al 5,004%. Forte di questa partecipazione, pari a un ventesimo del capitale sociale, Fossati può infatti chiedere al presidente di Telecom la convocazione di un’assemblea dei soci, come ha fatto.

Findim chiede di chiamare i soci a discutere e deliberare sulla “revoca degli amministratori a suo tempo candidati da Telco S.p.A. o successivamente cooptati e sul conseguente rinnovo dell’intero Consiglio di Amministrazione, previa determinazione del numero dei componenti dello stesso”. Findim chiede inoltre di inserire anche un terzo punto “deliberazioni inerenti e conseguenti”.

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