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Intel, scommessa sui makers

La partnership con Arduino, Mike Bell: “La next big thing sarà sviluppata da noi”. Si punta sulla specializzazione dei microprocessori rendendoli perfetti abilitatori di innovazione

Pubblicato il 01 Nov 2013

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Intel e Arduino: la partnership sembra inedita eppure è realtà nell’epoca in cui tecnologia e computing diventano sempre più “democratici” e anche chi non è un ingegnere del software può programmare e costruire prototipi e device, inventando e innovando come parte della sempre più nutrita comunità dei makers. E il colosso mondiale dei processori, con la sua presenza alla Maker Faire di Roma, dove ha annunciato l’accordo di collaborazione con Arduino, la principale piattaforma hardware open source nella community di makers, e presentato la nuova scheda Intel Galileo, ha voluto ribadire che Intel è “dentro” tutto quello che è processo di elaborazione, programmazione, sviluppo tecnologico e innovazione – in una parola “computing”.

“Intel sposa non solo la comunità, ma la filosofia dei makers”, sottolinea Mike Bell, corporate vp e general manager del New Devices Group di Intel. “Intel Galileo è solo il primo prodotto di una nuova famiglia di schede di sviluppo compatibili con Arduino basate su architettura Intel: unisce le alte prestazioni Intel e la facilità di sviluppo Arduino. I makers non sono più una nicchia ma una realtà”.

Il messaggio è chiaro: il bacino dei makers si sta allargando e Intel non vuole lasciarsi sfuggire l’opportunità di raggiungere anche questa fascia di utenti. Al tempo stesso, Intel osserva con interesse le innovazioni che scaturiscono dai makers: quello che costruiscono con le schede Intel potrebbe dare nuovi input al colosso californiano su dove puntare per sviluppare i prossimi chip. “Intel non aveva finora un prodotto specifico per il mercato dei makers”, indica Bell, “ma il nostro obiettivo è essere presenti ovunque ci sia computing. E il computing oggi è sempre più spesso nelle piattaforme di sviluppo fai-da-te. I prodotti Intel sono creati per rispondere a quello che le aziende ma anche le singole persone vogliono fare con la tecnologia. Intel incoraggia sempre l’innovazione, a prescindere dal fatto che avvenga in azienda, in aula, in laboratorio, in un garage o in una casa”.

Non a caso Intel donerà 50mila schede Intel Galileo a 1.000 università di tutto il mondo, tra cui La Sapienza di Roma, nei prossimi 18 mesi: questa board è un ottimo supporto all’apprendimento interattivo e all’innovazione che nasce nei centri di ricerca universitari. Con Galileo si possono per esempio creare prototipi di progetti interattivi, come display Led che rispondono ai social media, o realizzare progetti software più complessi, dagli elettrodomestici automatizzati a robot a grandezza naturale controllabili da uno smartphone. Ancora, si possono progettare nuove famiglie di wearable devices, i dispositivi mobili del futuro, veri mini-computer indossabili. “Intel Galileo non è solo un microprocessore, ma una scheda di sviluppo che funziona sul sistema operativo open source Linux e con le librerie software Arduino: un prodotto chiavi in mano, come tutti quelli che fa Intel”, sottolinea Bell.

“Anche grazie alla collaborazione con Arduino, la ‘next big thing’ sarà sviluppata da noi”, continua il top manager Intel. “Per fare prodotti innovativi occorrono molti soldi; Arduino, però, ha il vantaggio che, essendo open source, permette agli sviluppatori di non essere in competizione con le corporation per raggiungere il primato. È la democratizzazione del processo di creazione della tecnologia e dell’innovazione”.

Galileo è solo l’inizio. Intel ha già altre schede in lavorazione da sviluppare e costruire a contatto con il team Arduino. “La sfida è rispondere alla domanda di semplicità di programmazione e capacità di servire device diversi, che devono essere sempre più veloci nelle prestazioni ed efficienti nell’uso dell’energia”, indica Bell; “La strategia di Intel è specializzare i suoi chip segmento per segmento e renderli dei perfetti abilitatori di innovazione. Intanto già lavoriamo ai prossimi microprocessori, capaci di alimentare i device del futuro, che saranno mobili, indossabili, ma non solo: continueremo a esplorare nuovi campi e modi d’interpretare la tecnologia. Aspettiamoci qualcosa di più che smartphone e tablet”.

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