Marco Tronchetti Provera rifiuta “la falsa verità del Tronchetti intercettatore”, sostenendo che “gli è stata cucita addosso”. Così il presidente di Pirelli, ed ex numero uno di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, scrive in una lunga lettera di risposta all’editoriale di Eugenio Scalfari, pubblicato su La Repubblica di domenica, che faceva riferimento alla questione Tavaroli (ex responsabile della sicurezza Pirelli e Telecom) e a quella dei presunti dossier illegali.
Tronchetti Provera torna a difendere la sua posizione e il suo operato ribadendo: “Piaccia o no Telecom Italia, dove Tavaroli lavorava come dipendente, le intercettazioni non le ha mai fatte. Non lo dico io ma Guido Rossi nel 2006 e i magistrati fin dal 2008″.
In merito alle vicende giudiziarie seguite alla questione il presidente di Pirelli precisa: “L’unico procedimento che mi riguarda è quello relativo alla presunta ricettazione di un cd nell’ambito della vicenda Kroll che nulla ha a che vedere con il dossieraggio illegale né con le fantomatiche intercettazioni. Sulla vicenda Kroll, come già detto dal mio avvocato, le motivazioni depositate dal giudice confermano che non esiste alcuna prova in merito alla mia consapevolezza circa l’origine illecita del materiale acquisito dagli uomini di Tavaroli”.
“Il cd pervenuto nella sede Pirelli, comprovante lo spionaggio della Kroll ai danni di Telecom Italia, della mia famiglia e miei -continua Tronchetti Provera– fu immediatamente inviato su mio ordine all’Autorità giudiziaria. Contro la sentenza di condanna in primo grado ho annunciato ricorso in appello e sono fiducioso che la verità sarà ristabilita”.
“Non basta che il pm Napoleone -sottolinea Tronchetti Provera– abbia dichiarato: ‘… la notizia dell’esistenza di una centrale interna a Telecom Italia dedita a intercettare illegalmente numerosissime persone…, pur non sorretta da accertamenti giudiziari, risulta essere stata diffusa dai media in modo così capillare e reiterato da generare in tutta l’opinione pubblica il convincimento della sua veridicità al punto da coinvolgere in simile suggestione collettiva anche molti settori delle istituzioni che… hanno confuso in atti ufficiali la raccolta illegale di dossier con l’attività di intercettazione illecità” rileva ancora il presidente di Pirelli che cita anche le affermazioni del 2013 del pm Civardi in merito ai ‘dossier illegali’.
Questo, sottolinea Tronchetti Provera, “è quanto dichiarato nel tempo dai magistrati che hanno indagato per oltre quattro anni, che hanno ottenuto la condanna dei veri colpevoli per la vicenda dei ‘dossier illegali’ (dove non sono mai stato processualmente coinvolto) e il cui operato è stato interamente avallato dall’allora capo della Procura di Milano, dottor Minale. Queste dichiarazioni non hanno quasi mai trovato spazio sui giornali. Il perché lo ha spiegato lei in questi giorni descrivendo come i media, esattamente come denunciato dai magistrati citati, ‘influenzano nel bene e nel male la formazione e l’evoluzione dell’opinione pubblica”’.
Intanto continua il botta e risposta a distanza tra Carlo De Benedetti e Marco Tronchetti Provera. Il presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso ha definito ieri il presidente di Pirelli “avido e incapace”. “Anziché esercitarsi in esercizi di dozzinale retorica, che contiene anche falsità, con le sue sconsiderate decisioni ‘imprenditoriali’ ha distrutto miliardi di valore per gli azionisti Pirelli” ha detto De Benedetti.
“È evidente che io e l’ingegner De Benedetti non parliamo la stessa lingua, come è normale possa succedere tra un cittadino italiano e un cittadino svizzero – replica Tronchetti Provera – Rimango disponibile a un confronto pubblico, ovviamente in territorio neutrale”.
Lo scorso 17 luglio il tribunale di Milano ha condannato il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera a 1 anno e 8 mesi nell’ambito del processo per ricettazione sui presunti dossier illegali raccolti dalla security di Telecom Italia quando era a capo dell’azienda. La pena è sospesa. Tronchetti è stato condannato anche a pagamento di una provisionale da 900mila euro a Telecom Italia e al risarcimento dei danni alle parti civili. La procura aveva chiesto una condanna a due anni e il pagamento di una multa da 5mila euro. Tronchetti ha commentato: “Rispetto la sentenza, ma non posso non evidenziare che sono stato condannato per aver denunciato chi ci spiava”. E ha annunciato ricorso: “Sono convinto che la verità emergerà”.