“Non so quali siano le intenzioni dei soci Telco, ma penso che aspetteranno fino alla finestra del febbraio 2015″. Sono le parole del direttore finanziario di Telefonica Angel Vila. Secondo il quale ben difficilmente gli italiani approfitteranno della “finestra” di giugno 2014, prima occasione per svincolare le proprie azioni Telecom dal patto Telco. La finestra successiva si aprirà solo otto mesi dopo, a febbraio del 2015. Ma se gli italiani rimarranno sino al 2015, significa anche che sino a quel momento gli spagnoli non eserciteranno la call in loro possesso per comprare le azioni Telecom in mano a Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo. Uno scenario che rinvia al 2015 eventuali cambiamenti negli equilibri di Telco.
L’accordo che a settembre ha ridefinito le quote in mano ai soci della holding che detiene il controllo di Telecom Italia, facendo salire al 66% la quota di Telefonica (dal precedente 46%) prevede per gli spagnoli la possibilità, dal 1° gennaio 2014, di esercitare l’opzione di call per salire al 100% di capitale. Una possibilità che di fatto “scioglierebbe” Telco, considerato che Telefonica diverrebbe l’azionista unico. Ma la dichiarazione del direttore finanziario di Telefonica mette un punto alla questione: visto che secondo Vila è plausibile che gli altri soci reggeranno fino alla finestra del 2015 (la prima finestra utile per uscire dal Patto è fra il 15 e il 30 giugno 2014) è dunque assodato che non ci sarà nessun esercizio dell’opzione di call.
Fra l’altro la decisione del cda di Telecom Italia di dismettere le attività di Telecom Argentina per fare cassa mantenendo, al contrario, quelle di Tim Brasil che sembrava destinata ad una cessione immediata, rappresentano un ulteriore segno che Telefonica starà “ferma” fino al 2015. Per ragioni di antitrust, infatti, la salita in Telco costringerebbe la società spagnola a vendere le attività brasiliane di Telecom Italia. E vendere sotto la pressione dell’Antitrust potrebbe significare svendere. Di qui la decisione di puntare, almeno per ora, sull’Argentina piuttosto che sul Brasile. Scelta confermata dall’Ad di Telecom Marco Patuano che ha confermato che Tim Brasil è attività core, e dunque strategica, a meno che non si presenti un compratore con un’offerta economica impossibile da rifiutare.
E comunque, Telefonica appoggia in pieno il piano di Patuano. “Abbiamo partecipato al bond convertendo (con un investimento di 103 milioni, ndr). Pensiamo sia importante dare stabilità alla compagnia”, ha aggiunto Vila e “siamo interessati a creare valore e a sostenere il management. Siamo un azionista stabile e fedele di Telecom e sosteniamo il piano. Pensiamo vada nella giusta direzione”.