Molte società attive nel settore Tlc in Italia “sono ormai dominate da una pletora di azionisti interessati al rendimento del loro investimento nel breve termine e questo rende difficile fare aumenti di capitale e reperire le risorse necessarie nel fare investimenti come quello sulla rete in fibra ottica che avrà ritorni sicuri ma diluiti nel tempo”. Lo ha affermato il presidente di Cdp Franco Bassanini a margine di un convegno organizzato da Astrid e ForumPA.
“Sulle infrastrutture di rete stiamo accumulando dei ritardi e per questo siamo tutti preoccupati – ha proseguito Bassanini – Ci sono dubbi che i piani di investimento di imprese che lavorano nelle infrastrutture di rete come Telecom, Fastweb, Metroweb siano adeguati alle esigenze di reggere il confronto con i paesi più avanzati sul piano della diffusione della banda larga”. “Da questo punto di vista se è necessario e se ci sono le condizioni, sicuramente Cdp può contribuire perché è nella sua missione di investitore di lungo termine”, ha ribadito il presidente di Cdp.
Il presidente di Cdp ha invece mantenuto il più stretto riserbo sull’andamento del negoziato fra Telecom Italia e Cdp per la costituzione di una newco per la rete delle infrastrutture. “Formalmente il negoziato tra il fondo strategico della Cassa depositi e prestiti e Telecom è ancora aperto”, ha detto Bassanini a margine del Digital government summit 2013. Quindi “siamo tenuti al più stretto riserbo e non possiamo dire nulla”.
“Sono colpito delle dichiarazioni del mio amico Bassanini che parla di pletora di azionisti dei gruppi di telecomunicazioni e avanza dubbi sugli investimenti – risponde Sergio Scalpelli, direttore relazioni esterne ed istituzionali di Fastweb – Swisscom, unico azionista di Fastweb, ha pesantemente investito nel piano di sviluppo per la banda larga in Italia e continua a investire. Stiamo estendendo la nostra rete in fibra ottica con l’architettura Fiber to the Cabinet, con performance eccellenti. Tecnologia adottata anche da Telecom Italia”. “Siamo profondamente convinti – conclude Scalpelli – che con un investimento delle imprese di circa 2 miliardi di euro l’Italia possa raggiungere tutti gli obiettivi dell’Agenda Digitale europea. L’ansia di Bassanini per lo scorporo della rete di Telecom Italia sarebbe comprensibile se Telecom volesse in effetti fare lo spin off, meno se, come sembra, Telecom Italia non considerasse lo scorporo della rete parte del proprio progetto industriale”.
E sul tema Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, entra a gamba tesa: “Il Governo deve pretendere da Telefonica l’esatta consistenza dei progetti che si intendono realizzare e le risorse destinate a sviluppare la banda larga. Continuare a parlare genericamente di investimenti e mettendo insieme quanto si realizza per il mobile, per il mantenimento dell’attuale, per la riparazione dei guasti, per la sostituzione degli apparati è un modo per mistificare la verità”. “E’ sconcertante che si possa apprezzare che il Cda di Telecom debba vendere patrimonio aziendale e asset strategici per reperire risorse da indirizzare agli investimenti – conclude Azzola – E’ evidente che così si pregiudica il futuro dell’azienda, si trascurano gli interessi del Paese e ci si preoccupa solamente dei pochi azionisti di controllo che saranno gli unici a trarne benefici”.