"La Commissione europea è un po’ delusa dei risultati
ottenuti". Con queste parole Fabio Colasanti, vice presidente
della commissione Società e Media della Commissione europea,
commenta l'approvazione da parte dell'Europarlamento
stamattina del Pacchetto Telecom (510 voti a favore, 40
contrari).
"Avevamo proposto una gestione delle frequenze più flessibile
– ha detto Colasanti in occasione del convegno di apertura del
BBF/Expocomm in corso a Roma – ma alcuni Stati membri hanno fatto
resistenza". "La Commissione – ha aggiunto – continuerà
a lavorare affinché ci sia una azione comune per la gestione del
dividendo digitale perché è necessario armonizzare la situazione
dei Paesi che sceglieranno di destinare parte delle frequenze (800
Mhz) alle Tv con quelli che opteranno per le Tlc. In questo senso
la Commissione sta collaborando con i rappresentanti degli Stati
membri".
Riguardo alla questione della neutralità della rete "i
principi accettati dagli Stati sono del tutto formali. Agli Stati
si lascia ampio margine di manovra quindi la situazione in sostanza
non cambierà".
Sulla questione dell’allocazione delle frequenze liberate dal
passaggio al DTT si è soffermato anche Roberto Viola, presidente
del Radio Spectrum policy group (Rspg) nonché membro Agcom. “Per
quanto riguarda il dividendo digitale il Rspg ha aperto un
dibattito con gli Stati membri al fine di trovare un accordo comune
– ha sottolineato Viola -. La situazione è infatti molto
variegata: ci sono Paesi, soprattutto quelli nordeuropei, che non
avrebbero problemi a destinare i famigerati 800 Mhz alle Tlc
mobili, avendo un contesto di broadcasting caratterizzato dalla
scarsa presenza di Tv locali e da tecnologie di trasmissioni
alternative diffuse, come il satellite e il cavo. Ci sono però
altri Stati – la Spagna e l’Italia ad esempio – dove
l’allocazione verso le Tlc creerebbe dei problemi data la
presenza dei broadcaster locali”.
A spingere per l’allocazione verso il mobile le associazioni che
raggruppano le telco. "Coordinando a livello europeo
l’assegnazione delle frequenze che sono state liberate, ill
cosiddetto dividendo digitale, ai nuovi servizi si potrebbero
ottenere benefici per l’economia quantificabili tra i 20 e i 50
miliardi di euro – ha precisato Luigi Gambardella, membro
dell’executive board dell’Etno – . Gli operatori dell'Etno
sono concordi nel ritenere, insieme alle Istituzioni Comunitarie,
che l’Europa ha oggi un’occasione unica nell’incoraggiare e
coordinare la liberazione delle frequenze del Digital Dividend,
contribuendo in questo modo al processo di ripresa economica. Ma
affinché ciò avvenga le frequenze del Digital Dividend dovranno
essere rese disponibili in tempi rapidi e con modalità
armonizzate". Gambardella ha evidenziato che "le
frequenze della banda 800 MHz hanno eccellenti caratteristiche di
propagazione, tali da consentire la fornitura di servizi broadband
in aree geografiche periferiche in modo più efficiente che
attraverso infrastrutture di rete fissa. La fornitura
dell’accesso Internet a banda larga riveste un valore
significativo in termini di accessibilità e di partecipazione, di
educazione, di compimento in definitiva dell’inclusione
digitale" (scarica
qui il documento completo).
Secondo Innocenzo Genna, presidente dell’Ecta “serve una road
map europea per le azioni strategiche da mettere in campo per uso
efficiente del dividendo digitale anche per fare fronte al problema
dell’insufficienza di risorse, semmai queste dovessero essere
destinate alle telco”. Genna rileva infatti il rischio che gli
800 Mhz non siano sufficienti per tutti gli operatori mobili.
Per evitare tali conseguenze, Ecta propone una serie di possibili
soluzioni: la creazione di una singola infrastruttura mobile per il
dividendo digitale che serva tutti gli operatori sulla base di
condizioni non-discriminatorie e l’allocazione del dividendo
digitale in blocchi relativamente piccoli, con un plafond
ragionevole, in modo da massimizzare il numero di operatori
beneficiari.
Inoltre gli operatori di rete fissa di Ecta suggeriscono che le
licenze in questione contengano condizioni di open access (roaming
nazionale ed Mvno) per almeno 10 anni; essi propongano anche che
determinati blocchi di frequenze siano allocate specificatamente ad
operatori new entrants, cioè che non sono mai stati assegnatari di
frequenze. Ciò potrebbe avvenire anche attraverso misure
pro-competitive (ad esempio data roaming, minori condizioni di
copertura, facility sharing), compresa la ri-allocazione della
banda 900Mhz qualora le frequenze in 800Mhz vengano allocate ad
operatori già titolari della banda 900Mhz.