“Il parlamento deve iniziare un serio dibattito sulla riforma del diritto d’autore, senza pregiudizi e tenendo in considerazione che si tratta di materia che attiene a diritti costituzionalmente riconosciuti”. Felice Casson, senatore del Pd, spiega al Corriere delle Comunicazioni i motivi che lo hanno spinto a depositare un ddl sulla riforma.
Senatore Casson, quali sono i punti salienti del ddl?
Un punto importante riguarda la depenalizzazione della violazione del diritto nel caso in cui non si rilevi lo scopo di lucro. Si tratta di norme già in vigore in molti Paesi Ue che hanno eliminato le disposizioni che prevedono la responsabilità penale di chi offre online un’opera protetta da copyright, senza che ci siano finalità di guadagno. Altro elemento essenziale è l’estensione dei limiti all’eccezione del diritto d’autore, sempre nell’ambito della Direttive Ue. L’obiettivo è quello di liberare il più possibile gli usi delle opere tutelate dal diritto d’autore per finalità di didattica, ricerca scientifica, critica e discussione.
Nel caso in cui sussista la scopo di lucro cosa prevede la sua proposta?
In questo caso l’azione di enforcement viene affidata al Dipartimento di pubblica sicurezza in raccordo con la magistratura, visto che – in questo caso – si rileva un profilo penale. Nella tutela del diritto d’autore, a mio avviso, bisogna sfruttare il rapporto diretto e proficuo tra magistratura e polizia giudiziaria.
Sono previste sanzioni per gli utenti che scaricano illecitamente contenuti?
No, l’idea è quella di seguire il principio “follow the money”. Si punta a colpire le grandi piattaforme che violano il copyright guadagnando a danno dell’industria.
Sul versante della promozione dell’offerta legale cosa stabilisce il ddl?
Si punta ad abbattere le finestre di distribuzione. Queste sono infatti una concausa certa della pirateria audiovisiva, in quanto gli utenti, in assenza di un’adeguata offerta legale di contenuti ù, si rivolgono ai canali pirata. Ovviamente l’eliminazione delle “windows” non sarà sufficiente, ma farebbe da stura anche a una nuova visione della distribuzione di contenuti.
Se il parlamento legiferasse su tema che fine farebbe il regolamento di Agcom?
Il parlamento è una fonte primaria, Agcom è un’autorità amministrativa. Il regolamento si dovrebbe adeguare alle nuove norme in caso di discordanza tra i due provvedimenti.
Il fatto che Agcom – come previsto dallo schema – possa ordinare la rimozione selettiva dei contenuti pirata o addirittura la chiusura del sito ha sollevato polemiche. Lei che ne pensa?
Come già accennato io credo che la tutela del diritto sia più forte se si fa leva sul rapporto fruttuoso tra magistratura e polizia giudiziaria.