L‘Agcom sta terminando con la Ue, ancora con qualche discussione, la valutazione sui prezzi per la banda larga nell’ultimo miglio per il 2013 e conta di arrivare in primavera alla definizione anche dei prezzi per il periodo 2014-2016. Lo ha detto il presidente dell’Agcom Angelo Cardani, parlando con i giornalisti a margine del seminario del Financial Times in corso a Roma.
“L’Agcom sta terminando con qualche discussione con la Ue i prezzi per il 2013 e conta di arrivare in primavera ai prezzi 2014-2016″, ha risposto Cardani ai cronisti. Il 12 agosto scorso la Commissione europea ha chiesto chiarimenti circa la proposta Agcom di ridurre alcune tariffe di accesso all’ultimo miglio. La Commissione Ue ha scritto che il nuovo regime tariffario “inciderebbe negativamente” sulla capacità degli operatori di pianificare e decidere sui loro prezzi in Italia.
Più specificamente, la Commissione teme che la decisione Agcom di fissare i prezzi 2013 in base alla sua precedente analisi contraddica il suo annuncio dell’ottobre 2012 che i nuovi prezzi deriveranno dalle nuove analisi di mercato.
Sempre secondo la Ue ciò appariva tanto più inaspettato visto che l’Agcom ha consultato in parallelo i risultati della sua nuova stima di mercato che ha lanciato già nel settembre 2012. Dato che i prezzi di accesso devono riflettere le più recenti informazioni sui costi disponibili, la Commissione ritiene che l’Agcom avrebbe dovuto stabilire i prezzi sulla base della sua più recente e completa analisi di mercato. La Commissione, in stretta cooperazione con il Berec, nel corso dei prossimi tre mesi, ha in questi ultimi mesi discusso con l’Agcom su come modificare la proposta dell’Authority italiana.
Intervenendo invece sulla rete Telecom, il numero uno di Agcom ha detto che tra lo scorporo della rete e il modello di equivalence of input, già realizzato in Europa da British Telecom, “le differenze sono minime”. Riferendosi a quanto affermato dall’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano, sulla volontà dell’azienda di dare vita a questo modello che prevede la piena parità di accesso di tutti gli operatori alla rete, piuttosto che attuarne lo scorporo, Cardani spiega che “se gestito in buona fede, questo modello non ha grandi differenze con l’altro. La separazione totale è più facile” da valutare, ma “non possiamo dire all’azienda ‘fate questo o quest’altro'”.