Marco Patuano e i sindacati si erano già visti il 4 ottobre, e in quell’occasione l’Ad di Telecom Italia aveva lanciato segnali rassicuranti verso le parti sociali sui punti che stanno loro più a cuore: evitare lo scorporo della rete, mantenere i livelli occupazionali, rilanciare l’azienda. Da allora qualcosa è cambiato: c’è stata la presentazione del piano industriale 2014-2016 al Consiglio d’amministrazione, il 7 novembre, e subito dopo la vendita della controllata Telecom Argentina al fondo Fintech di David Martinez Guzman per 960 milioni di dollari. Due segnali forti, che non hanno raccolto il gradimento dei sindacati, e su cui oggi si è aperto il confronto nella sede romana di Telecom, in Corso d’Italia. Una riunione che ha visto nel ruolo di convitato di pietra Telefonica.
L’incontro di oggi è durato più di 4 ore, e secondo quanto riportato dai rappresentanti sindacali è servito a Marco Patuano per snocciolare in maniera analitica i contenuti del piano industriale. Una riunione che Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom definiscono costruttiva, anche se ancora interlocutoria, da momento che è stato fissato un nuovo incontro con Marco Patuano a metà dicembre, subito prima dell’assemblea dei soci Telecom. I sindacati intanto hanno convocato per il 26 novembre il coordinamento nazionale delle Rsu di Telecom, e in quell’occasione chiameranno in causa il Governo chiedendo che prenda posizione e renda pubblica la propria idea di politica industriale in questo settore, anche andando al di là della vicenda Telecom, per arrivare fino ai temi dell’agenda digitale. Ma la notizia che sembra più dirompente è che, pur confermando la strategicità del Brasile, Patuano avrebbe detto che in prospettiva, se arriveranno offerte, l’azienda è pronta a prenderle in considerazione. Una notizia che trova riscontro tra l’altro nel campo degli analisti, con Bernstein che è spinta a individuare nel periodo tra i mondiali di calcio e le elezioni di ottobre in Brasile la finestra più utile alla vendita: “offerte a multipli elevati, da esaminare attraverso un’asta, potrebbero essere considerate”.
“Patuano oggi è entrato nel dettaglio, ci ha illustrato il piano industriale pezzo per pezzo – dice Michele Azzola, segretario generale Slc Cgil – ci ha spiegato la scelta del convertendo e i motivi della vendita di Telecom Argentina, e ci ha detto di avere intenzione di destinare più investimenti sulle reti di nuove generazione. Non si tratterebbe però se non in minima parte di nuovi investimenti – prosegue Azzola – ma soprattutto della rimodulazione degli investimenti già previsti. Vuol dire che da qualche parte di dovrà ‘togliere’, e questo ci preoccupa. Se poi si confermasse la vendita di Tim Brasil si aprirebbe un ulteriore problema, perché Telecom prenderebbe una strada che non è di sviluppo e crescita”.
“Da qui e per le prossime settimane – commenta Azzola – abbiamo messo in piedi un percorso per capire gli obiettivi di investimento nella rete di nuove generazione fissa: si parla di un miliardo e 800 milioni nella rete fissa, ma è necessario fissare gli obiettivi. Patuano ha condiviso questa impostazione, e per questo aspettiamo una nuova convocazione”. “Al Governo – conclude – ci rivolgiamo perché riteniamo che possa e debba fare due cose molto importanti: fissare gli obiettivi della banda larga, a cui ovviamente Telecom dovrebbe adeguarsi, e approvare velocemente il decreto di modifica sull’Opa”.
“Ci sono luci e ombre – afferma Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom – Abbiamo avuto chiarimento rispetto alle notizie circolate in queste settimane, ma rimangono i dubbi su Telefonica e Tim Brasile, che sono aspetti ancora impellenti. Sulla rete Patuano ha smentito possibili scorpori o attività che vadano in quella direzione, e ora ci aspettiamo che il Governo prenda una posizione. Per sollecitarlo decideremo che tipo di iniziative adottare nel coordinamento del 26”. “A oggi, inoltre – continua Ugliarolo – l’Ad di Telecom ci ha confermato il suo impegno per la questione dei livelli occupazionali, e d’altra parte non ci dovrebbero essere a breve operazioni che mettano a rischio posti di lavoro. Il Governo a questo punto può, anche alla luce del confronto che ha già attivato con Cesar Alierta, capire quali sono gli scenari e le garanzie, e soprattutto può dare una spinta propulsiva ai temi dell’agenda digitale e degli investimenti sulla rete. La nostra intenzione è di incalzare l’esecutivo e aprire un confronto su questi temi, che sono cruciali per Telecom e per tutto questo comparto industriale”. “Quanto alla vendita delle torri, prevista nel nuovo piano – conclude Ugliarolo – vogliamo garanzie sul fatto che dismettere le torri non voglia dire ‘dismettere’ anche i posti di lavoro in quei settori: siamo contrari a societarizzazioni o scorpori, e chiediamo che l’azienda mantenga invariato il proprio perimetro aziendale e garantisca la tenuta dei livelli occupazionali”.
“Patuano – aggiunge Giorgio Serao, segretario generale Fistel-Cisl – ha confermato il piano industriale che prevede la federazione funzionale della rete, con un board indipendente e la presenza dell’Agcom, confermandoci che sono venute meno le condizioni dello scorporo a livello regolatorio, finanziario e competitivo. In sostanza Telecom accederà alla rete non più da proprietario, ma alla pari degli altri operatori”.
“Tra l’altro – afferma Serao – l’ad di Telecom ci ha illustrato la sua intenzione di rivedere il mix professionale in azienda, con la possibilità di nuove assunzioni specifiche e mirate su attività innovative, ad esempio l’integrazione dei servizi fisso-mobile”.
“Su Manutencoop – continua – abbiamo fatto presente a Patuano che bisogna provare a trovare una soluzione, anche per gli altri lavoratori che fruiscono degli ammortizzatori sociali da rami di azienda cessati. Siamo dell’idea che si debba evitare di procedere alla societarizzazione del customer care: l’obiettivo è di mantenere integro il perimetro industriale. Patuano ci ha risposto di essere a conoscenza del problema e disponibile ad aprire tavoli sul caring anche prima della verifica di aprile, e di essere più in generale aperto al confronto con il sindacato nell’ottica della partecipazione alle scelte, e non del conflitto. Ora, per avere un’idea più chiara, dovremo aspettare l’apertura dei i tavoli”.
“Rispetto a Telefonica – conclude Serao – come sindacati non possiamo intervenire sugli aspetti societari. Ma chiediamo la modifica dell’Opa, come i segretari confederali hanno già fatto direttamente nei confronti del Governo. E non è una questione che riguarda soltanto Telecom, ma l’intero Paese. Per il resto, è il mercato che fa la selezione degli azionisti, noi rimaniamo a discutere del merito”.