Neelie Kroes scende in campo per difendere la posizione Ue sul listino unbundling 2013 di Agcom. “Abbiamo fatto ad Agcom una proposta di compromesso – ha sottolineato il commissario Ue per l’Agenda digitale, intervenendo a una conferenza di Morgan Stanley – ma non è stato possibile raggiungere un accordo: ho provato a colmare le distanze ma l’offerta è stata rifiutata”. La Kroes ha poi specificato: “Continueremo sulla linea tracciata da Bruxelles”.
Come anticipato ieri dal Corriere delle Comunicazioni, il prossimo 12 dicembre l’esecutivo europeo licenzierà una Raccomandazione nella quale chiederà formalmente ad Agcom di uniformarsi agli indirizzi comunitari. Nel mirino della Commissione, com’è noto, è la delibera del regolatore italiano che ha ridotto da 9,28 a 8,68 euro al mese i canoni dell’Ull, e che secondo Bruxelles avrebbe dovuto essere preceduta da una nuova analisi di mercato.
Il periodo di interlocuzione a tre – tra lo stesso Garante, la Commissione e il Berec – per trovare ad un compromesso si è in ogni caso concluso con un nulla di fatto. Lo stesso presidente di Agcom Marcello Cardani, parlando due giorni fa a margine del Financial Times Future of Italy Summit 2013, aveva dichiarato che l’Autorità starebbe “terminando, con qualche discussione con gli amici dell’Ue, la definizione dei prezzi di unbundling per il 2013”.
Proprio quel “qualche discussione”, concludono i meglio informati, conferma l’ormai acclarato muro contro muro tra Roma e Bruxelles. Di qui la decisione da parte della Commissione di tramutare le sue perplessità in una diffida ufficiale. Che però, anche se il portavoce di Neelie Kroes il 13 novembre aveva erroneamente parlato di una misura che “obblighi Agcom” a rivedere o ritirare il listino 2013, non avrebbe alcun effetto vincolante. L’articolo 7 bis della Direttiva 21 del 2002, che delimita il perimetro d’azione della Commissione sui rimendi assunti dai regolatori, contempla la possibilità di emettere una “raccomandazione in cui si invita l’autorità nazionale di regolamentazione interessata a modificare o ritirare il progetto di misura”. E ad Agcom sono consapevoli che proprio questa formulazione li “autorizza” a tenere duro di fronte al pressing di Bruxelles.
A quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, i vertici dell’Autorità, per altro, fanno sempre di più assegnamento sul fattore tempo. In chiaro: la strategia del nostro regolatore consisterebbe nel temporeggiare sino alla scadenza del mandato della Kroes – tra circa 10 mesi– nella speranza che il suo successore accantoni i precedenti rilievi. Questo non significa tuttavia che la Commissione sia orientata a cedere. Piuttosto, per dare effetto obbligatorio alla raccomandazione del prossimo 12 dicembre, starebbe seriamente meditando di forzare i confini dei trattati, imbarcandosi in un’operazione che potrebbe costituire un importante precedente legale.