“Halloween è già passato e al 20 dicembre siamo alla vigilia di Natale, quindi niente scherzetti. Tutti coloro che gestiscono banche e istituti di gestione, fondi e risparmi dovrebbero prestare maggior attenzione nella gestione degli investimenti, avendo più a cuore l’interesse dei propri risparmiatori ed escludendo potenziali conflitti d’interesse”. Ad affermarlo è Marco Fossati, presidente di Findim, rispondendo alle dichiarazioni di ieri dell’Ad Unicredit Federico Ghizzoni sull’assemblea dei soci Telecom del 20 dicembre, chiamata a discutere della richiesta di azzeramento del Cda di Ti avanzata proprio da Findim.
“Assogestioni proponendo una lista di minoranza non sarebbe in grado di apportare il ribaltone, ma votando per la revoca dell’attuale consiglio sicuramente contribuirebbe a rendere il nuovo consiglio di Telecom Italia più indipendente, con 7 consiglieri (rappresentanti delle minoranze che voglio ricordare rappresentano l’85% del capitale societario ) su 15”, sostiene Fossati in un comunicato.
“Assogestioni e i fondi associati non votando per la revoca dimostrerebbero la loro malafede – aggiunge – e di fatto non apporterebbero nessun cambiamento all’attuale potenziale conflitto d’interesse del consiglio Telecom”.
”Quello che oggi conta sono i fatti, non le intenzioni, se vogliamo cambiare la gestione della società nell’interesse di tutti gli azionisti – prosegue Fossati, che è azionista con il 5% di Telecom – Ora tocca a voi banchieri e gestori di risparmio dimostrare ai vostri clienti e risparmiatori che volete fare il loro interesse e non i vostri. Oggi le persone comuni vi osservano e loro stessi vi giudicheranno in funzione dei vostri atti e le vostre decisioni”.
”Una revoca se votata non è un ribaltone. Si voterebbe a maggioranza la lista di Telco e probabilmente il management attuale rimarrebbe in carica. Ma noi minoranze avremmo 7 consiglieri su 15 – Ha affermato Fossati parlando alla web tv del Fatto Quotidiano – La rivoluzione non si fa in una giorno. Quando si parla di revoca – spiega – non si tratta di un ribaltone ma di una maggiore indipendenza del Cda”.
“Non abbiamo potuto presentare una lista unitaria, per cavilli burocratici non ci è stato concesso – ha continuato – Abbiamo deciso di votare per Assogestioni, che dovrebbe raggruppare tutti gli interessi dei fondi anche esteri e avere più credibilità di un privato come noi. Assogestioni per statuto non vuole e non può avere il controllo societario – ha spiegato Fossati – Presenterà una lista di minoranza e si prospetta una lista di sette. Il problema della revoca non deriva solo da un potenziale conflitto d’interesse, ma anche dai risultati del gruppo: il Cda per due mandati, ossia sei anni se si considera che scade ad aprile, ha portato a erodere il valore dell’azienda. Quindi ho chiesto la revoca anche per come hanno gestito il patrimonio di tanti azionisti”.
“Bisogna cominciare dal basso a cambiare le cose – ha continuato Fossati – Le public company non sono una novità, la stessa Telefonica lo è. La credibilità di un paese si costruisce anche sulla trasparenza.
”Avevamo lo 0,5% di Apple ancora prima che partisse l’iPhone. Purtroppo l’abbiamo dovuto vendere perché Telecom ha distratto le nostre risorse – ha confessato – Investo perché credo che il nostro Paese abbia ancora potenzialità”.
In risposta alla presa di posizione di Ghizzoni interviene anche Asati, l’associazione dei piccoli azionisti Telecom, che rivolge proprio all’Ad di Unicredit e al presidente di Eurizon alcune domande. “Perché Azimut vuole uscire da Assogestioni con una raccolta gestita di 12 miliardi, come si apprende dalla stampa? Perché i fondi da lei rappresentati e controllati e quelli di Eurizon – chiede Asati in una nota – hanno bisogno di un terzo per la rappresentanza invece di andare direttamente alle assemblee come Unicredit, Eurizon, Generali, Banca Intesa, Mediobanca?”.
“Sarebbe opportuno sapere da lei – continua nel comunicato Franco Lombardi, presidente di Asati – se i piccoli risparmiatori che hanno investito i loro risparmi nei vostri fondi e che sono le vere minoranze vi hanno mai delegato a votare nelle assemblee la volontà del management di Unicredit, Banca Intesa, Generali, Mediobanca. Il salotto buono dei poteri forti utilizza le risorse economiche di altri per difendere potenzialmente i propri interessi, a differenza dei piccoli azionisti risparmiatori che direttamente anche attraverso la rappresentanza in associazioni esprimono il proprio pieno diritto di volontà libera di voto e avendo consuntivato sulle loro tasche, a differenza di voi, ingenti perdite da scellerate gestioni”.
“Forse avete paura di un potenziale ribaltone nella prossima Assemblea di Telecom Italia? – continua Lombardi rivolgendosi a Ghizzoni e Beltratti – Lasciate lavorare liberamente e serenamente Assogestioni senza condizioni di bassa lega di parte”.
“Sappiamo che posizioni apicali di Assogestioni sono ricoperte anche da rappresentanti di Intesa e Generali, lo stesso vice presidente di Assogestioni, Giordano Lombardo, è direttore investimenti della Pioneer che fa riferimento appunto a Unicredit quindi a lei, ma questa è l’ultima occasione nella drammatica vicenda di Telecom Italia per verificare se la stessa Associazione con la possibilità di presentare 7 Consiglieri invece di 3 sia veramente libera da condizionamenti esterni”.
“Tra l’altro, nonostante la presenza di consiglieri validi presentati nella lista passata di Assogestioni quali i professori Zingales e Calvosa, che si sono opposti a molte decisioni potenzialmente dannose, quali ad esempio la svendita di Telecom Argentina e la collocazione molto discutibile del convertendo, contro la stragrande maggioranza dei 4/5 dei consiglieri Telco non hanno potuto fare di meglio e di più.