E adesso abbiamo un mister Agenda digitale a tutto campo. Con in carico non solo la digitalizzazione della PA, ma anche la responsabilità di indicare come si può realizzare l’infrastruttura di rete che dovrà consentire all’Italia di centrare al 2020 tutti gli obiettivi dell’Agenda digitale europea.
È il significato della nomina da parte di Enrico Letta di una commissione di tre saggi indipendenti (dal governo, dai partiti ma anche dagli operatori del settore) con il compito di fare il check-up all’infrastruttura di comunicazione. Avere chiamato alla guida di questa commissione Caio, commissario all’Agenda digitale, ha un preciso significato. La trasformazione digitale diffusa di cui c’è assolutamente bisogno richiede la spinta sia della domanda (di nuovi servizi digitali) sia dell’offerta (di servizi ma anche dell’infrastruttura destinata a servirli).
Siamo totalmente d’accordo con l’impostazione di Letta: non possiamo rinunciare né all’uovo né alla gallina, come abbiamo sostenuto in più occasioni. Per Caio non si tratta di un incarico in più, ma del naturale completamento di un percorso iniziato al momento della sua nomina a commissario all’Agenda digitale italiana e poi a digital champion europeo. Per lui e la squadra che lo affianca, la scelta di Letta rappresenta la chiusura di un cerchio ed un coerente aumento di responsabilità.
Nel 2009 Caio ha già fatto il check-up alla rete broadband italiana, poi finito nel nulla come spesso capita in Italia. Ha resistito però un’immagine forte: l’osteoporosi della rete. Malattia nascosta della cui gravità ci si accorge solo quando l’osso si rompe. La diagnosi è stata molto discussa, ma che bisogna correre più velocemente è cosa ora ammessa anche da Telecom.
Basteranno gli sforzi degli operatori oppure non saranno sufficienti per raggiungere e – meglio ancora – superare gli “obiettivi 2020”, vista la velocità con cui esplode lo scambio di dati in rete? È la risposta fondamentale che deve dare la Commissione Caio. Nel primo caso basterà il mercato e il quadro regolatorio, magari con opportuni stimoli di “moral suasion” e di supporto pubblico nelle aree periferiche. Nel secondo, sarà difficile per chiunque ignorare l’esigenza di immaginare soluzioni più drastiche.