LA NUOVA COMMISSIONE

Palmieri: “Agenda digitale, il Parlamento se ne faccia carico”

Il deputato di Forza Italia spiega al Corriere delle Comunicazioni perché serve una commissione ad hoc: “Bisogna superare la frammentazione per elaborare politiche sistemiche”. Ma avverte: “Il governo acceleri sui decreti attuativi e sullo statuto di Agid”

Pubblicato il 22 Nov 2013

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“Ogni azioni che va nella direzione di una presa in carico di responsabilità da parte del Parlamento sul tema dell’Agenda digitale è da giudicare positivamente. Ecco perché ho firmato per l’istituzione di una commissione permanente alla Camera”. Lo riferisce al Corriere delle Comunicazioni, Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia e responsabile Innovazione.

La convince, dunque, la modifica di regolamento avanzata da Paolo Coppola?

Certamente. Sono stato il terzo firmatario della proposta e ho raccolto le firme dei deputati dell’allora Pdl. È importante che il Parlamento dimostri in maniera concreta un’attenzione allo sviluppo e alla crescita del Paese che tanto dipendono dall’economia digitale. Per quanto mi riguarda già nel 2006 avanzai una proposta di istituzione di un organo bicamerale sull’innovazione.

Quale sarebbe il valore aggiunto della commissione rispetto all’attuale organizzazione della Camera dei deputati?

Prima di tutto permetterebbe di superare l’attuale frammentazione, responsabile di molti dei ritardi e, in qualche caso, dell’incapacità di pensare una strategia sistemica per il digitale anche perché le priorità delle attuali commissioni sono molte ed importanti e le sensibilità dei parlamentari diverse.

Crede che ci sia la possibilità concreta che la proposta vada a buon fine?

Onestamente credo che gli ostacoli non saranno pochi. E molti attengono la natura stessa del bicameralismo perfetto che caratterizza la nostra forma parlamentare: una modifica così rilevante andrebbe fatta, ad esempio anche al senato oltre che alla Camera per avere efficacia. Detto questo mi preme sottolineare che per accelerare sull’Agenda, intanto, si dovrebbe agire a livello di execution.

In che senso?

Nel senso che, in questo momento, la palla è tutta in mano al governo. Le leggi ci sono, ma mancano ben 36 decreti attuativi di cui i ministeri devono farsi carico. Altro tema è quello dell’operatività dell’Agenzia per l’Italia digitale che attende ancora lo statuto: si tratta di un aspetto su cui non sono tollerabili altri ritardi. Entrambe le azioni, se portate a termine, faciliterebbero anche l’azione di Francesco Caio.

Oltre che di Agenda digitale Caio ha ricevuto dal governo anche il compito di redigere un rapporto sulla banda larga in Italia. La convince questa scelta?

Da mesi chiedevo in ogni occasione, pubblica e privata, che ci fosse una ricognizione effettiva sulla reale diffusione della banda larga in Italia. Sono quindi lieto che Caio abbia attivato questa attività. Ora continua – devono lavorare presto e bene e dare piena trasparenza ai risultati. A tal proposito suggerisco al commissario Caio di presentare i risultati di questa indagine pubblicamente alla Camera dei Deputati. Sono peraltro convinto che scopriremo di essere messi meglio di quanto comunemente si dice.

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