Il project financing applicato alle forniture Ict della PA è un’occasione di sviluppo irrinunciabile. Lo dice Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, secondo cui “multinazionali ma anche importanti realtà italiane sarebbero pronte a portare o riportare i centri di ricerca in Italia”.
Secondo il presidente di Confindustria Digitale, che vede la digitalizzazione dell’amministrazione come un passaggio chiave verso il la ripresa, “la vera spending review non si fa coi tagli alle auto blu, ma con la riorganizzazione del sistema pubblico tramite l’uso delle tecnologie”.
Ma su questa riorganizzazione pesa la mancanza di fondi. E proprio per questo Parisi propone che pubblico e provato operino insieme. Il meccanismo del project financing è il perno: “i fornitori possono finanziare l’investimento ed essere ripagati con risparmi attesi dai business plan” che dovrebbero diventare obbligatori da parte degli enti che necessitano di nuove dotazioni Ict. In questo modo ci sarebbe anche garanzia di qaulità. “Il fornitore – spiega Parisi – sarà doppiamente interessato alla riuscita del progetto, sia per il rispetto del contatto sia per assicurarsi la redditività dell’investimento”.
La seconda parte della proposta riguarda i saldi di finanza pubblica: le spese della PA per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale devono essere considerate spesa di investimento.
“Il tutto però- avverte Parisi – non può prescindere da un quadro di riferimento dell’informatica pubblica, in modo da dare la possibilità alle aziende di organizzarsi, investire in nuovi prodotti, adottare soluzioni innovativa e adattare la loro offerta. In questo quadro anche le Pmi che oggi lavorano nel settore pubblico potranno avere un ruolo nella trasformazione della PA”.