La Commissione europea ha chiesto all’Italia una serie di “chiarificazioni sul fondamento” del nuovo decreto che include la rete fissa di Telecom Italia tra gli “attivi di rilevanza strategica nel settore delle telecomunicazioni”, che entrerà in vigore domani. Lo ha indicato la portavoce del commissario al mercato interno Michel Barnier. La Commissione ha chiesto ragguagli sulla connessione tra gli asset del settore comunicazioni citati nel decreto e gli interessi di sicurezza nazionali che possono essere messi a rischio. Con tale decreto, il governo avrà il potere speciale (golden power) di imporre condizioni a Telefonica o addirittura di bloccare il gruppo spagnolo ritenendo in pericolo l’interesse nazionale.
La Commissione non si esprime nel merito del decreto italiano, la cosa certa è che intende monitorare da vicino la legislazione. Vista da Bruxelles la questione è piuttosto semplice: se sta gli Stati membri definire quali sono i propri interessi di sicurezza nazionale e come proteggerli, tale discrezione ha di limiti. E il limite principale è che la deroga dalle regole del Trattato Ue può essere riconosciuta solo “in casi chiari e definiti”. In sostanza la restrizione alla libera circolazione dei capitali deve essere proporzionata all’obiettivo della sicurezza nazionale, non può essere a 360 gradi, indiscriminata. Mentre nel settore della difesa le cose sono abbastanza chiare, nel settore delle tlc lo sono molto meno. Di qui la decisione della Commissione di chiarire quali sono i stabiliti dal governo all’esercizio del potere speciale nel settore delle telecomunicazioni in aggiunta alla lista delle attività di importanza strategica per la sicurezza e la difesa nazionali.
In Commissione è stato notato che secondo il decreto italiano, in ogni caso, i poteri speciali possono essere usati solo in caso di minaccia reale di gravi lesioni dell’interesse e della sicurezza nazionali. Detto questo, si nota anche che se il governo dovesse ricorrere a tali poteri l’esistenza della minaccia deve essere “giustificata”.
Il decreto sulla golden power è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 14 novembre ed entrerà in vigore domani 28 novembre. Con il Dpcm rla ete di Telecom Italia rientra ufficialmente tra gli asset strategici su cui vigilerà il governo. “Rientrano negli attivi di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni – si legge infatti nel decreto della presidenza del Consiglio – le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale e dei servizi a banda larga e ultralarga”.
Il provvedimento include tra gli asset strategici i collegamenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza e la rete di accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa anche nel caso di connessioni stabilite mediante servizi di accesso disaggregato all’ingrosso, condiviso o wrl, in rame e fibra. I poteri speciali del governo non si applicano alle operazioni infragruppo riguardanti fusioni, scissioni, incorporazioni o cessioni. Tuttavia, i limiti ai golden power non valgono in presenza di elementi informativi circa la minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti.
Tra i poteri speciali del Governo c’è anche quello di porre il veto all’adozione di delibere dell’assemblea o degli organi di amministrazione di un’impresa.