“Solida è quell’azienda che arriva a remunerare tutte le proprie componenti, tutti i propri stakeholder. Solida è quell’azienda che, per fare questo, non rinuncia ad investire, che pensa al proprio futuro e che guarda alla struttura del proprio capitale con un sano pragmatismo, visto che non ce l’ha detto il medico che il debito debba essere zero”. Lo afferma l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, nel corso di un’audizione davanti alla commissione Trasporti e Tlc della Camera, rispondendo a chi gli chiedeva di spiegare i motivi alla base della sua definizione di Telecom come “azienda solida”.
Telecom Italia “non ha un giorno di ritardo nel pagamento dei propri fornitori, se qualche ritardo si dà è perché controlliamo le fatture. Non abbiamo mai pagato un euro in meno di quanto dovuto ai dipendenti. Dopo aver fatto 3 miliardi di investimento l’anno, abbiamo ancora nel cassetto 4,5-5 miliardi in Italia”.
A questo punto – prosegue Patuano – dobbiamo pagare le tasse (1,2 miliardi), gli interessi (1,8 miliardi), quindi ci restano 1,5-2 miliardi. Auspicabilmente devo pagare anche i miei azionisti e mi resta ancora 1 miliardo. Prendo questo miliardo e progressivamente riduco il mio debito”.
Patuano ricorda che negli anni di sua gestione “ho preso un’azienda che aveva 36 miliardi di debiti, ne abbiamo pagati 8 e nel frattempo abbiamo acquistato 2 aziende in Brasile, comprato frequenze in Italia”. Il debito, aggiunge il manager, “è di 27 miliardi ma deve essere ancora ridotto. L’obiettivo non è arrivare a zero ma la cifra deve essere due volte il nostro Ebitda, dobbiamo arrivarci, un po’ con le nostre gambe generando cassa, un po’ facendo ciascuno la propria parte”. Per questo è stato chiesto un nuovo sforzo agli azionisti, così come è stato detto “ai nostri portatori di obbligazioni che conviveremo per un certo periodo di tempo con un rating più basso, ma continuiamo ad essere un’azienda solida. Per me è solida – conclude Patuano – l’azienda che riesce a dare una risposta a tutti i suoi stakeholders”.
Affrontando il tema dei rapporti con Telefonica, l’Ad di Telecom ha detto di non ritenere “opportuno parlare di un regalo o di favoritismi nei confronti di Telefonica”. Telefonica “viene trattato come un azionista importante, è un azionista importante, ma non gli vengono fatti sconti, dove dobbiamo competere competiamo”. E, aggiunge: “Non credo che sia corretto dire che sia stata regalata Telecom a Telefonica. Telefonica ha investito, ha comprato facendo riferimento ad un prezzo di mercato e spesso con un premio. Come manager mi devo preoccupare se questo azionista venga trattato o meno come gli altri”.
Poi la cessione di Telecom Argentina. ”Dove dobbiamo competere – spiega Patuano – competiamo: la vendita dell’Argentina non è stata fatta per un favore a un azionista così , come i modelli e i percorsi di corporate governance sono particolarmente rigidi e applicati con contributo prezioso di consiglieri indipendenti. Il professor Zingales è noto per non fare sconti e vi assicuro gli altri non sono da meno”.
Rimanendo in Sudamerica, Patuano ha chiarito che “il Brasile continuerà a generare crescita, ha esaurito la crescita della voce e partirà la crescita del mobile Internet, che non è ancora partita, ma arriverà”. Patuano riferisce di aver voluto esaminare il Brasile prima di decidere se sia ancora un mercato strategico. “O un Paese mi genera crescita, o mi genera cassa, o tutti e due” sottolinea il manager, spiegando che “il Brasile fino a poco tempo fa generava molta poca cassa, ma molta crescita e non c’era dubbio: era un mercato core. Oggi genera meno crescita e continua a generare poca cassa. A quel punto la domanda era, è finito l’astro del Brasile? La risposta è che il Brasile continuerà a generare crescita”, perché “la telefonia mobile può avere una seconda ondata di crescita. Questo mi ha portato a dire che il Brasile continua ad essere core per Telecom”.
Riguardo alla possibilità di venderla “se arrivasse qualcuno e mi dicesse ‘lo voglio comprare a tutti i costi’, dire che prendo l’offerta e la porto al cda è un’ovvieta'”. “Il vero tema -aggiunge- è qual è la strategia alternativa. Oggi abbiamo un portafoglio che fa della dimensione internazionale un asset portante. Se dovessi ricevere un’offerta sul Brasile che mi cambia la visione strategica ciò deve avvenire a fronte di un’altra strategia, oggi non ancora disegnata”. Patuano ha aggiunto che in ogni caso non è “razionale tenere il Brasile a tutti i costi”.
La presenza di Telecom Italia in Brasile e in Italia fa sì che “la strategia è equilibrata”, con l’Italia che “genera molta cassa e poca crescita” e il Brasile che “genera poca cassa e molta crescita”. Se arrivasse un’offerta “molto generosa per comprare Tim Brasil“, il problema “non è vendere, svendere o tenere a tutti i costi”, ma “dobbiamo essere tranquilli di avere una strategia con una visione prospettica sul futuro. Dobbiamo guardare non solo al domani, ma il futuro”.
Sullo scorporo Patuano evidenzia che “la rete è intrinsecamente parte di un operatore di tlc. Quando si parla di rete Telecom il vero tema è se si può mantenere al miglior livello di funzionamento nell’interesse dell’azienda e del Paese”. E precisa: “ben venga” in questo senso il lavoro della commissione Caio.
Da un punto di vista delle risorse necessarie, ricorda, “ci siamo dotati di capitale per farlo autonomamente”. Quanto alle modalità di separazione, “abbiamo preso la best practice in Europa e detto la applichiamo in pieno. Dobbiamo andare oltre?”, si chiede. “L’importante è partire e se bisogna andare oltre non cambiamo indirizzo e se qualcuno vuole parlare con noi ci siamo”, aggiunge Patuano.
In merito ai rilievi sollevati dall’azionista Marco Fossati dice: “Alcuni azionisti sollevano un tema di governance, è una discussione lecita da cui non ci si deve sottrarre. La sede di questa discussione èl’Assemblea, se un azionista molto importante, con il 5%, vuole discutere, è giusto, è sano, che si discuta. Non per questo però bisogna fermare l’azienda in attesa della discussione, credo che anche questo sia sano”. In questa prospettiva il manager non vede “contrarietà industriali” fra i soci rispetto al Piano 2014-2016 che prevede, fra l’altro, un aumento degli investimenti sulla rete di nuova generazione.
“Di attesa si muore. Noi non abbiamo più tempo”, bisogna “partire con gli investimenti” sulla fibra, spiega Patuano, aggiungendo di aver “scoperto lungo il cammino alcune cose: ho scoperto che la comunità finanziaria internazionale dice che il Piano ha una sua logica, e questo conforta. Ho chiesto l’emissione di 1,3 miliardi di capitale e ho ricevuto offerte per 4,5. E questo conforta. Abbiamo avviato un’accelerazione dell’investimento e tutti i fornitori sono entusiasti perché aumenta il loro lavoro”.
Come già fatto in audizione al Senato, l’Ad tocca anche il delicato tema della tenuta occupazionale: “Non voglio creare un migliaio o un multiplo di migliaio di persone senza lavoro, sediamoci e vediamo come fare”. Serve, aggiunge Patuano ribadendo l’importanza del confronto con i sindacati, “una proposta che sia sostenibile economicamente”.
Riguardo alla possibile vendita delle torri di Telecom Italia “la torre di per sé è una commodity, se c’è qualcuno che è disposto a pagarla bene ben venga”. “Il tema – aggiunge – è che non sia operazione stupida dove ci perdo dei soldi”. Mentre sugli immobili: “Non si tratta di venderli, bisogna riorganizzarli, poi quello che avanza si vende”.
Infine il consolidamento possibile sul mercato italiano. “Se la Germania, che è un mercato quantitativamente piu’ grande, passa da 4 a 3 operatori – spiega – è logico immaginare che anche l’Italia passi nel tempo da 4 a 3”. “E’ auspicabile che questo accada, a condizione che accada senza alterare la concorrenzialità strutturale del mercato -spiega Patuano- perché non può accadere in modo asimmetrico rispetto al mercato”.
Intanto Asati chiede al cda del gruppo tlc “di attivarsi per far emettere senza indugio un comunicato ufficiale che attesti al mercato che non è in corso nessuna trattativa per la dismissione di Tim Brasil, nè sono in corso in Brasile operazioni e contatti con Cade e Anatel da parte di Telecom o Telefonica” per procedere alla dismissione degli asset. “Non vogliamo trovarci di fronte alle corse di formula uno come per l’Argentina”, spiega Asati. L’Associazione dice di essere fiduciosa che la Consob farà “chiarezza” su vendita Argentina, bond convertendo e Brasile, “affinchè anche i fondi esteri, che rappresentano il 40% del capitale sociale, abbiano contezza dei fatti avvenuti in vista del voto assembleare del prossimo 20 dicembre”.