Nella governance del programma dell’Agenda digitale “stiamo spingendo perché l’Agenzia per l’Italia digitale abbia al più presto lo statuto”. Lo ha annunciato il commissario per l’Agenda digitale italiana, Francesco Caio, parlando al convegno sulle competenze digitali, oggi a Roma. E’ necessario, ha detto Caio “che ci siano risorse per l’Agenzia e che sia chiaro un mandato da ‘gestore del traffico’ delle pubbliche amministrazioni”. Per mister Agenda digitale “ci devono essere degli obblighi per la pubblica amministrazione a passare attraverso l’Agenzia per evitare un caos nella governance del processo digitale italiano”. “Ci sono troppe amministrazioni che non comunicano fra loro eppure – ha sottolineato il commissario – ci vogliono solo 20mila euro per realizzare una piattaforma dati, per mettere in connessione le PA che oggi troppo spesso non comunicano fra loro”.
Sull’innovazione digitale, ha evidenziato Caio, “il treno lo abbiamo già perso. Dopo la guerra ci sono le rovine fumanti, i ragazzi sono già andati via”. Ecco perché Agid “deve essere il punto di riferimento”. Il Commissario ha poi voluto ricordare i tre punti fondamentali dell’Agenda digitale: fatturazione elettronica, identità digitale e l’anagrafe digitale nazionale”.
Sulla identità digitale, il dg dell’Agenzia Agostino Ragosa ha annunciato che il decreto sarà pronto a fine anno. “Stiamo preparando un decreto e entro fine anno speriamo di completare tutto e di essere pronti”, ha precisato.
“Con i progetti siamo partiti ed entro gli inizi del 2014 le prime amministrazioni saranno collegate per la fatturazione elettronica sulla piattaforma – ha spigeato ancora Rgosa – L’Europa ci incalza sulle competenze digitali che sono un ambito importantissimo di questa nuova economia, anche in termini di crescita dell’occupazione”
“Stiamo lavorando in stretta collaborazione con Caio, non litighiamo affatto e puntiamo a rafforzare il ruolo dell’Agenzia. Noi non vogliamo gestire fondi ma semmai mettere il ‘bollino blu’ sui progetti e sui programmi”, ha concluso Ragosa rilevando l’esigenza “di un piano nazionale sul digitale perché – ha detto – non possiamo fare sperimentazioni”.