“In Europa non c’è Paese dove l’incumbent telefonico abbia un ruolo così forte come Telecom in Italia”: lo ha detto oggi Vito Gamberale, Ad di F2i, ex Autostrade, all’assemblea Asati. Telecom Italia è infatti cruciale per portare al nostro Paese la banda larga: negli altri Paesi europei lo sviluppo del broadband è passato attraverso la Tv via cavo, ma da noi questa non esiste, ha spiegato Gamberale.
“Sono investimenti imponenti e di lungo periodo come quello ricordato da Franco Bernabè nella Tav, di cui si è cominciato a parlare nel 1993, e di cui godiamo i frutti oggi”, ha sottolineato Gamberale. “Ma sono strategici per l’intero sistema-Paese”.
All’assemblea dei piccoli azionisti un elemento è emerso con drammaticità: Telecom Italia è a un bivio, gravata da debiti e di fronte al rischio che il socio spagnolo la fagociti. Ma Gamberale è categorico: “Non è Telefonica, che ha più debiti di noi, a poter salvare Telecom Italia“. E aggiunge: “Attenzione: gli italiani rischiano di finanziare lo sviluppo tecnologico spagnolo a scapito di quello italiano”. “Telefonica ha già dimostrato di badare solo ai propri interessi, non certo a quelli di Telecom“.
A proposito di debito, non va confusa la “debolezza patrimoniale di Telecom” con la “debolezza industriale”, secondo Gamberale: esiste un debito ma Telecom resta un’azienda forte, il cui futuro sarà garantito da investimenti in reti di banda larga sul modello di Metroweb.
Gamberale non crede in un consolidamento sul mercato Ue con fusioni tra incumbent: “L’Europa è un mercato molto diverso da quello americano, siamo uniti solo nella moneta e nelle frontiere ma per il resto siamo profondamente distanti”. Invece, Gamberale ritiene troppi quattro operatori in Italia: “Per logica, ce ne dovrebbero essere due, visto che in Germania, che è più grande, ce ne sono tre”.