Una svolta nella Internet of Things, che avvicina concretamente il giorno in cui davvero tutte le cose saranno connesse: la Linux Foundation ha annunciato la formazione della AllSeen Alliance, un consorzio che si dedicherà a costruire e alimentare un quadro di riferimento open source che permetterà ai device intelligenti di ogni genere di comunicare fluidamente tra loro. Tra i principali sostenitori dell’iniziativa ci sono Qualcomm, Lg, Panasonic, Haier, Silicon Image e TP-Link, insieme a Cisco, Sears, e Wilocity.
Particolarmente impegnata su questo fronte è però Qualcomm, come nota un’analisi pubblicata oggi da The Verge, perché l’intera AllSeen Alliance si basa su una tecnologia dell’azienda californiana, la AllJoyn, lanciata già da un paio d’anni e di cui ora Qualcomm ha deciso di cedere la proprietà del codice al consorzio della Internet delle cose.
AllJoyn potrebbe rivelarsi molto utile per la Internet of Things: anziché esigere dai device che si connettano tra di loro su wifi o Bluetooth o Zigbee e costringere gli utenti a collegare tra loro i device, AllJoyn si occupa di far questo automaticamente, “scovando” i device e “negoziando” le connessioni con qualunque protocollo sia disponibile. Proprio Qualcomm, tramite il suo senior vice president Rob Chandhok aveva dichiarato un anno e mezzo fa che la Internet of Things stava fallendo perché, anziché lavorare insieme, i produttori dei diversi device stavano progettando terminali, come le smart Tv, capaci di comunicare solo con le applicazioni proprietarie delle singole aziende. Quello che occorreva era un ecosistema di device capaci di dialogare tra loro, anche se di tipo e marchi diversi.
AllJoyn risponde proprio a questa esigenza ed è singolare che negli scorsi due anni Qualcomm non sia riuscita da sola a farne un prodotto di successo, tanto da metterlo ora a disposizione della comunità open source. Lo stesso Chandhok di Qualcomm e l’executive director della Linux Foundation Jim Zemlin spiegano però che mettere AllJoyn a servizio della AllSeen Alliance è la logica evoluzione per questo tipo di prodotto. L’idea è che AllSeen possa diventare uno standard e spingere le aziende a sviluppare insieme le applicazioni che serviranno per i loro device e servizi.
“Ora le aziende agiscono con una mentalità verticale, perché non vedono altre soluzioni, ma la Alliance vuole dimostrare che esiste una eccellente tecnologia che Qualcomm è pronta a cedere”, dice Chandhok. “Non ha senso sviluppare ciascuno per conto suo”.
“Penso che questo codice sia una svolta”, aggiunge Zemlin. “Molte altre aziende si uniranno”.
Anche se non è facile creare uno standard, AllSeen parte con il piede giusto, perché il suo principale compito è “negoziare” le connessioni in modo “device, Os e network-agnostic”, cioè del tutto indipendente dal terminale, dal sistema operativo e dalla rete, per cui l’iniziativa non rischia di diventare obsoleta con l’avvento di nuovi terminali, Os o reti.
Con le aziende che già sono entrate nel consorzio, Chandhok pensa che la Alliance potrebbe avere presto interfacce standard per controllare l’illuminazione, il riscaldamento e il condizionamento degli edifici, e forse anche i cruscotti delle automobili: quando l’auto capisce che il conducente è entrato (grazie alla prossimità del segnale dello smartphone) può di conseguenza regolare il condizionamento e accendere la musica. Ma non dobbiamo aspettarci queste trasformazioni in un futuro immediato: “Si comincerà con esperiementi su piccola scala, cui seguiranno integrazioni su vasta scala”, avverte Chandhok. Ma intanto la Alliance presenterà i suoi primi prodotti AllSeen al Ces del prossimo gennaio, e tra questi non mancheranno televisori Lg.