MONETA VIRTUALE

Bitcoin al vaglio dell’Unione europea

Dopo Cina e Usa anche Bruxelles si interroga sulla necessità di aggiornare le regole. Sale l’attesa per il documento dell’Eba sui rischi legati alla moneta virtuale

Pubblicato il 13 Dic 2013

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Doccia fredda in arrivo sul Bitcoin in Europa, dall’autorità di regolamentazione del settore bancario. Oggi l’Eba (European Banking Authority) pubblicherà un documento in cui mette in guardia dai rischi di “violente fluttuazioni delle valute elettroniche”, così come dal pericolo che “i portafogli digitali” in cui si registra la proprietà questi titoli possano esser preda di hacker e pirati informatici. Ad anticipare il documento è il Financial Times, secondo cui le autorità europee si stanno interrogando sulla necessità di aggiornare le regole sul settore.

E il monito dell’Eba segue quello lanciato nei giorni scorsi dalla Banca centrale della Cina, che è stata anche più drastica nel mettere in guardia il pubblico dal Bitcoin. La Banca centrale cinese ha ordinato a banche e istituzioni finanziarie di non usare Bitcoin, moneta virtuale che non è emessa né garantita da alcuna banca centrale, dando così un duro colpo alle quotazioni della valuta, finora particolarmente apprezzata proprio dai cinesi.

In un comunicato diffuso sul suo sito web, la Banca popolare cinese (Pboc), per sostenendo che Bitcoin “non rappresenta un rischio” per l’economia nazionale, ha sottolineato le possibilità per le organizzazioni criminali di riciclare gli introiti delle loro attività illegali attraverso la moneta virtuale. Ha quindi affermato che si tratta di un mero “prodotto virtuale” e ha sentenziato che non può essere utilizzata come moneta.

Meno ostili erano invece apparse in precedenza le posizioni dalle autorità Usa, in particolare della Federal Reserve che avevano parlato di una possibile utilità di queste pseudo valute.

Nelle scorse settimane la Security and Exchange Commission (Sec) ha indicato ha indicato che potrebbe considerare la moneta virtuale Bitcoin come una security e quindi considerarla oggetto di regolamentazione. La notizia trapelava dall’agenzia Bloomberg a proposito del dibattito in corso da mesi negli Usa su questa forma di pagamento alternativo, da alcuni considerato a rischio perché in passato usato anche per finanziare attività criminali, da altri ritenuto invece una grande opportunità. Il nodo del problema, al momento, è non c’è alcuna autorità centrale che governi il valore di questa moneta virtuale, ma solo la legge della domanda e dell’offerta.

Intanto, oltre alla Sec, a spianare la strada al riconoscimento della moneta virtuale come valuta a tutti gli effetti è stato ieri il Dipartimento di Giustizia Usa, che l’ha “certificata” come “mezzo di scambio legale”. In un’audizione al Senato convocata dalla Commissione Homeland Security and Governmental Affairs, interessata ai vantaggi ma anche preoccupata dei potenziali pericoli, Mythili Raman, della divisione crimini del Dipartimento di Giustizia ha dichiarato: “Bitcoin può essere un mezzo di scambio legale. Noi tutti riconosciamo che le valute virtuali, di per se stesse, non sono illegali”. Parole tese a tranquillizzare coloro che ricordano la chiusura a ottobre di Silk Road, piattaforma di e-commerce dove venivano scambiati armi, droga, documenti falsi e materiale pornografico, tutti pagati con Bitcoin.

Sulla possibilità di trasformare Bitcoin in una moneta vera e propria è intervenuto anche il vice procuratore generale dell’Fbi, Peter Kadzik: “I sistemi di moneta virtuale possono essere gestiti da malintenzionati, come avviene per qualsiasi altro servizio finanziario, ma i sistemi di pagamenti online centralizzati non variano in modo significativo sia nel tipo che nel grado di illeciti finanziari che possono rappresentare”.

Se il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi hanno “certificato” Bitcoin come legale, un altolà importante sulla sua regolamentazione, sia pure con tutti i distinguo del caso, è arrivato dal governatore della Federal Reserve (Fed), Ben Bernanke: la banca centrale americana, ha detto, non ha l’autorità per supervisionare direttamente tali valute a meno che siano emesse da un’istituzione bancaria che ricade già sotto il controllo della Fed. D’altra parte il governatore ha spiegato che le monete virtuali “possono essere promettenti nel lungo periodo” e che un giorno “potrebbero promuovere sistemi di pagamento più veloci, più sicuri e più efficienti”. Ma allo stesso tempo ha evidenziato i rischi “legati a questioni di supervisione e implementazione delle leggi”.

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