Le prime lettere di licenziamento, una decina in tutto, secondo quanto si apprende, sono state spedite da British Telecom venerdì. Un fatto che ha scatenato reazioni differenti nel mondo sindacale. Se da una parte la Slc Cgil, che aveva abbandonato il tavolo delle trattative, ha indetto uno sciopero per protestare contro questa decisione “senza preavviso”, dall’altra Uilcom e Fistel Cisl tentano di riannodare il filo del dialogo, e chiedono un nuovo incontro a Bt con l’intenzione di evitare ulteriori licenziamenti. Riunione che è stata fissata per la tarda mattinata di mercoledì. In quella sede Uil e Cisl, che parlano della decisione della Cgil di abbandonare la trattative come di una “scelta sbagliata”, tenteranno di mantenere aperto il dialogo con l’azienda. “Siamo disposti – afferma Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom – a riprendere le fila del discorso che si era interrotto qualche settimana fa, per chiudere una pagina nera che altrimenti rischierebbe di avere ripercussioni sull’intero mondo delle Tlc in Italia”.
La Slc Cgil, dal canto proprio, affida a un comunicato le proprie valutazioni: “Crediamo che nessuna azienda italiana, seppur investita da anni di crisi durissimi, abbia mai scelto di licenziare il proprio personale a pochi giorni da Natale. Nel caso di British Telecom – si legge nella nota – la cosa è ancora più grave perché non è un’azienda in crisi e perché durante la trattativa prevista dalla procedura di mobilità, il sindacato aveva offerto strumenti che avrebbero consentito una gestione non traumatica e un risparmio identico a quello atteso dall’azienda”.
“I vertici aziendali – sostengono dalla Slc Cgil – hanno respinto tali proposte e hanno deciso di non avviare le dimissioni rispondendo alle decine di lavoratori resisi disponibili a uscire volontariamente e con i quali era stato condiviso un incentivo, ed hanno invece individuato alcuni lavoratori da usare come vittime sacrificali sull’altare del braccio di ferro che l’azienda ha messo in campo. Questo in un’azienda che vede tra i suoi principali clienti il Ministero del Lavoro e importanti aziende pubbliche che non potranno restare a guardare lo scempio realizzato da un loro fornitore. Da subito sarà necessario attivare iniziative nei loro confronti per chiedere conto ai vertici di British Telecom”.
“Per oggi – conclude il comunicato – è stato dichiarato un primo sciopero per l’intera giornata di lavoro. Da domani saranno avviate tutte le iniziative di contrasto alle decisioni adottate dai vertici aziendali attraverso gli strumenti individuati da ogni singola filiale quali blocco di tutte le prestazioni straordinarie e accessorie, assemblee permanenti, scioperi autogestiti nelle forme decise dalle assemblee. Già da oggi e per i prossimi giorni sono previsti presidi davanti a tutte le sedi British Telecom al fine di coinvolgere tutto il personale e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’atteggiamento adottato dall’azienda”.
BT Italia, secondo quanto riferisce Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, “mercoledì incontrerà Uil e Cisl per capire se c’è possibilità di arrivare a un accordo. Noi siamo intenzionati a trovarlo anche senza la Cgil. Ci assumiamo le responsabilità nel caso in cui le Rsu della Cgil dovessero impugnare l’intesa”. Ugliarolo sottolinea che “è la prima volta dopo anni che arriviamo a soluzioni diverse con la Slc Cgil”. Nel caso della vertenza BT Italia “Cisl e Uil ritengono che i licenziamenti siano frutto di uno sbaglio enorme dell’azienda, ma anche della Cgil”.
“Fistel Cisl e Uilcom Uil – spiega Serao – hanno chiesto un incontro immediato con l’azienda per riaprire un tavolo di confronto che tende a ritirare i licenziamenti, a bloccarne ulteriori e provare a ragionare sulle soluzioni da poter mettere in campo”. Secondo Serao “è assurdo non aver fatto l’accordo al Ministero il 4 dicembre e non aver sottoscritto una mobilità volontaria. Noi e la Uil volevamo fare l’accordo e gestire successivamente le eventuali eccedenze con strumenti sindacali a nostra disposizione tra i quali i contratti di solidarietà. Purtroppo per la posizione della Cgil non c’è stato modo di sottoscrivere l’intesa e l’azienda sta
licenziando unilateralmente. Ora chiediamo a Bt Italia di essere convocati anche per rispetto delle posizioni assunte da Cisl e Uil nella trattativa al fine di trovare soluzioni che evitino gli effetti traumatici dei licenziamenti. Questa volta se l’azienda ci dà disponibilità saremmo disposti a firmare un accordo anche senza la Cgil e ad affrontare eventualmente le ripercussioni legali qualora l’intesa venisse contestata». Sarebbe la prima volta, conclude Serao, che nel settore delle tlc non si firma un accordo per gestire gli esuberi con mobilità volontaria.