La transizione delle anagrafi comunali all’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) sarà ultimata a giugno 2015, a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni: la data si legge nel testo finale (in bozza) del decreto attuativo che dovrà essere emanato dal Ministero dell’Interno (si prevede a metà 2014).
E’ confermato quindi, nero su bianco, un ritardo di sei mesi rispetto ai tempi indicati dalla norma primaria, il decreto Crescita 2.0, secondo cui la transizione doveva completarsi entro gennaio 2015.
Il testo del decreto attuativo è arrivato la scorsa settimana nella riunione dell’Unità di Missione per l’Agenda Digitale, presso la Presidenza del Consiglio ed è stato condiviso tra diversi soggetti coinvolti: Agenzia per l’Italia digitale, il Ministero dell’Interno, Agenzia delle Entrate, Istat, ANCI e Cisis. Adesso dovrà passare al vaglio del Garante della Privacy e quindi iniziare l’iter vero e proprio di emanazione. A quanto fanno sapere dall’Unità di Missione (guidata da Francesco Caio, commissario all’Agenda), ci vorranno altri “sei mesi minimo” (quindi giugno 2014). Il decreto deve passare infatti attraverso una serie di pareri formali dei legislativi di vari ministeri e poi avere anche l’ok della Conferenza Unificata (Regioni e Comuni) e del Consiglio di Stato. Il decreto dettaglierà le caratteristiche dell’Anagrafe e i servizi alle amministrazioni comunali. Queste continueranno a essere titolari dei dati anagrafici, che però saranno presenti sull’infrastruttura centrale. Negli stessi tempi arriveranno due altri decreti collegati: uno sulle modalità di dichiarazione del domicilio digitale e l’altro su come far pervenire rapidamente ai Comuni i certificati di nascita e di morte prodotti dalla sanità. Sono due servizi che utilizzeranno le infrastrutture dell’Anpr.
Dall’Unità di Missione temono sia una corsa ad ostacoli. E’ fresca la memoria di quanto accaduto con il secondo decreto attuativo della fatturazione elettronica: ci sono voluti quattro anni (fino ad aprile 2013), nonostante fossero d’accordo tutte le amministrazioni.
Dal punto di vista tecnologico, il più è fatto. Presso il Ministero dell’Interno c’è già un’infrastruttura tecnologica centrale che gestirà l’Anagrafe, comunicando con i sistemi dei Comuni. L’ha realizzata il Ministero, con la Sogei e l’Agenzia per l’Italia Digitale ed è stata già verificata con le strutture di coordinamento informatico delle Regioni e dei Comuni e l’Istat. È un modello “a stella” in cui i dati certificati sono al centro direttamente aggiornati dalle istituzioni competenti (in questo caso i Comuni) . Le informazioni vengono poi messe a disposizioni delle PA che ne hanno bisogno tramite appositi servizi.Caio ha già ottenuto che questo sarà il modello di soluzione adottato da tutte le Banche Dati di Interesse Nazionale (non solo l’Anagrafe della popolazione, quindi), in grado di minimizzare i costi e garantire la continuità operativa. La prossima banca dati a usufruirne sarà, probabilmente, l’Anagrafe degli assistiti, come previsto dalla Legge di Stabilità. L’Anagrafe della popolazione ha quindi il valore di apripista verso un nuovo modello infrastrutturale per i servizi della pubblica amministrazione: centralizzato e più efficiente rispetto a quello ora in vigore, dove ogni Pa gestisce in proprio i dati dei cittadini.