"Mi preoccupa una società consortile tra operatori di
telecomunicazione che nasca con l’obiettivo di fare le reti di
nuova generazione”: il presidente dell’Antitrust Antonio
Catricalà non nasconde la sua scarsa convinzione per la proposta
sponsorizzata dal suo “collega” Corrado Calabrò, presidente di
Agcom, per il quale, invece, l’unione degli sforzi dei diversi
operatori può favorire gli investimenti nelle nuove reti.
Per Catricalà, invece, questa cooperazione può provocare seri
danni al mercato. “Ed è normale che mi preoccupi. Sarebbe come
un pastore che vede un branco di lupi aggregarsi vicino al suo
gregge”, ha detto usando un’immagine colorita durante il suo
intervento alla presentazione di un libro commemorativo dei 10 anni
di vita di Fastweb.
Secondo Catricalà, “è preferibile una società gestita da un
solo operatore piuttosto che un’azienda che mette insieme tutti i
concorrenti i quali una volta alla settimana si ritrovano a
discutere del mercato, della gestione della rete e, probabilmente,
anche di altre cose”.
Ovviamente, “gli amministratori della società della rete devono
essere assolutamente indipendenti dal gestore, come avviene nel
modello Terna ma non nel Tub, il testo unico bancario – ha
sostenuto il presidente dell’Antitrust – Ci devono essere
regole di governance chiare e la società della rete deve
guadagnare soltanto grazie alla vendita di traffico”. Per
Catricalà, insomma, piuttosto che una società consortile, è
necessaria una società “neutra”.
Quanto alla neutralità della rete, secondo Catricalà “le regole
di Internet devono cambiare, soprattutto in Europa. Può essere
anche assoluta per un piccolo blog ma lo stesso principio non può
valere per una televisione su Internet: gli accessi devono essere
pagati in maniera differenzita. È contro il mercato che tutti
abbiano identiche condizioni di accesso”.