IL RIASSETTO

Telecom Italia, Telco apre al cambio di governance

I soci italiani favorevoli al rafforzamento della procedura per parti correlate. Nel Cda del 16 gennaio i consiglieri indipendenti sottoporranno una mozione che – se approvata – imporrà di considerare le offerte sul Brasile. Bernstein: “Tim Brasil ha il 75% di possibilità di essere venduta e spartita”

Pubblicato il 07 Gen 2014

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Anche i grandi soci di Telco, rappresentati da Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo sarebbero favorevoli alle modifiche sulla governance di Telecom Italia, partendo dal rafforzamento della disciplina su parti correlate che sarà discussa nel prossimo consiglio di amministrazione del 16 gennaio. Lo scrive Il Sole 24 Ore spiegando che i consiglieri indipendenti di Telecom sottoporranno a quella riunione una mozione che, se approvata, imporrà di considerare le offerte sul Brasile, da qualsiasi parte provengano, come operazioni con parti correlate “di maggiore rilevanza”. La proposta trova la condivisione dell’Ad di Telecom Italia, Marco Patuano.
Se la mozione dovesse passare, toccherà a un comitato costituito da soli consiglieri indipendenti, con l’assistenza di un proprio advisor, valutare preliminarmente qualsiasi offerta sul Brasile e, solo in caso di giudizio positivo, la proposta potra’ arrivare in un secondo tempo sul tavolo del Cda di Telecom Italia.

La prima parte di seduta per Telecom Italia in deciso rialzo e in controtendenza rispetto a un mercato piatto. Attorno alle 10,05, il titolo del gruppo guidato da Marco Patuano sale del 3,63%, a 0,7850 euro, dopo aver segnato un massimo di 0,7855 euro, nuovo picco dall’ottobre 2012. Il titolo è poi cresciuto del 3,37% a 0,783 euro, tra le migliori performance sul Ftse Mib, per poi superare il 4% a 0,789 euro e chiudere a +4,16% a 0,7890 euro per azione.

Secondo i trader, Telecom beneficia delle attese su un’evoluzione della situazione di Tim Brasil.

I broker citando le indiscrezioni del Sole 24 Ore sul fatto che i soci italiani di Telco sarebbero favorevoli a modificare la governance, rafforzando, in particolare, la disciplina delle operazioni con parti correlate. Icbpi scrive che “le indiscrezioni sulla governance di Telecom Italia aumentano le probabilità che una qualsiasi offerta per Tim Brasil sarà trattata come operazione con parti correlate rilevanti, indipendentemente dal potenziale acquirente. Il comunicato di Telefonica non ha spento l’appeal speculativo su Telecom Italia. La settimana prossima (16 gennaio ndr) è in programma un Cda in cui sarà discusso il tema della strategie della controllata brasiliana”.

Secondo un altro broker italiano, la revisione della governance “sarebbe un passo abbastanza positivo per congelare il possibile conflitto d’interessi Telefonica/Telco“. La sim indica un valore di Tim Brasil di non meno di 8 miliardi.

Mediobanca, ricordando le indiscrezioni del Sole, scrive che vengono rilanciate le speculazioni su un potenziale M&A degli asset brasiliani (valutati 9-10 miliardi di euro). “La potenziale cessione degli asset brasiliani risolverebbe ogni possibile questione antitrust in Braile e consentirebbe al gruppo di ridure il leverage debito/Ebitda”. Secondo Mediobanca, inoltre, il 2014 segnerà un consolidamento nel settore del mobile, in Italia e in Brasile.

Per Bernstein Tim Brasil ha grandissime chance di essere venduta e spartita. A livello regolatorio, il procedimento di spartizione di Tim Brasil, a detta di Bernstein, dovrebbe durare oltre 200 giorni e ha una probabilità che gli analisti stimano al 75% di chiudersi con successo.

“I tentativi di consolidare i mercati wireless brasiliano, italiano e forse anche messicano siano imminenti e che ci possa essere un upside dal 20% al 100% per alcune azioni su cui abbiamo copertura”. “Pensiamo che il modo migliore per investire su questi temi sia, in ordine di upside – spiegano gli analisti – Oi, Telecom Italia, Portugal Telecom, Telefonica, Telefonica Brasil e Tim Brasil”. Gli esperti ribadiscono la loro visione secondo cui uno “special situation vehicle” tra Telefonica, Portugal Telecom/Oi, America Movil e una o più banche farà un’offerta su Tim Brasil a un multiplo oltre 7,5 volte l’Ebitda, o 12 mld euro, questo trimestre”. Bernstein pensa che Telecom Italia possa valere 1,2 euro per azione – 1,02 euro le risparmio – in caso di cessione di Tim Brasil e se reinvestirà parte dei proventi nella fibra e fino a 1,4 euro – 1,2 euro le risparmio – in caso di consolidamento del wireless italiano, “che noi crediamo sia sempre più plausibile”. L’attuale valutazione assegnata al titolo sconta una probabilità di un deal brasiliano al 50% e un multiplo di 4,3 volte per il business domestico, a sconto del 20-25% rispetto al settore.

Ieri Telefonica ha non commentato le indiscrezioni secondo cui il gruppo spagnolo starebbe studiando l’acquisto di Tim Brasil attraverso un veicolo societario, per poi dividere le attività tra i tre attori principali nel mercato brasiliano: America Movil, Oi Telemar e Vivo (gruppo Telefonica). In un comunicato emesso ieri mattina su richiesta della Consob, Telefonica chiarisce di “non essere parte di tale veicolo” e di “non avere dettagli su questa potenziale operazione da rivelare al pubblico per una valutazione da parte del mercato”.

Allo stesso modo, sempre su richiesta dell’autorità italiana, Telefonica spiega di “non aver avuto alcun contatto con il Cade (l’Antitrust brasiliano, ndr) riguardo a questa potenziale operazione e che tutti i contatti recenti dei legali e dei rappresentanti di Telefonica con il Cade si inseriscono nel contesto di commentare le decisioni di quest’ultimo (in merito alla multa da 15 milioni di reais per aver violato gli accordi con l’incremento della quota in Telco e possibili restrizioni nell’acquisto dell’intera quota detenuta in Vivo, ndr), compresi gli aspetti generali del mercato brasiliano e delle telecomunicazioni internazionali”. Il calendario per il rispetto delle condizioni e degli obblighi imposti dal Cade è un’informazione “confidenziale e riservata, e quindi, non siamo autorizzati a divulgare al pubblico”, comunica Telefonica. Infine, il gruppo spagnolo “tiene a ribadire al mercato che, in linea alla sua politica, non commenta voci o speculazioni della stampa o di altro tipo”.

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