SCENARI

Tlc, negli Usa guerra delle tariffe alle porte

Il 2014 si profila come un anno “effervescente” per il mercato mobile. Mastrogiovanni (Credit Suisse): “Gli operatori hanno la necessità di essere più competitivi”. E tira aria di consolidamento

Pubblicato il 08 Gen 2014

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Il mercato del mobile statunitense si prepara a vivere un 2014 particolarmente effervescente, con i 4 big del settore (Verizon Wireless, At&t, Sprint e T-Mobile US) già indaffaratissimi a duellare su tariffe promozionali, servizi innovativi e nuove acquisizioni di spettro. Senza escludere un’ulteriore ventata di consolidamento. Vedi i rumors prenatalizi su una ipotetica fusione tra Sprint e T-Mobile US, nell’ordine terzo e quarto operatore del paese. Sebbene un siffatto scenario, secondo quanto suggerito dall’ex membro della Federal Communications Commission Robert McDowell, avrebbe fatto inarcare non poche sopracciglia tra le fila dell’amministrazione Obama, preoccupata per le possibili ripercussioni sui consumatori.

Consumatori che tuttavia, e almeno per i mesi a venire, sono destinati a riscuotere ampi benefici dalla concorrenza sempre più serrata tra le mega-telco d’oltreoceano. Tanto che gli analisti già vaticinano lo scatenarsi di una “guerra delle tariffe” nell’etere statunitense. “Anche se i carriers americani provano ad essere razionali nel definire i propri piani tariffari, è indubbio che sentano la necessità di essere più competitivi”, spiega Joseph Mastrogiovanni di Credit Suisse.

Ad inaugurare le ostilità, lo scorso 3 gennaio, è stata At&t con una vasta operazione charme verso gli abbonati del concorrente T-Mobile US: fino a 450 dollari di credito gratuito sul piatto per passare all’operatore di Dallas. Qualcuno ha parlato di un’abile mossa d’anticipo per neutralizzare il lancio previsto proprio per oggi da parte della stessa T-Mobile US di un nuovo pacchetto di tariffe promozionali. Per il ceo di At&t Mobility Ralph de la Vega, che proprio ieri ha rilasciato una lunga intervista al New York Times, non si tratta tuttavia di una manovra “né offensiva, né difensiva”, e men che meno “aggressiva”.

Il fatto che le premure di At&t siano state concentrate solo sui clienti del più piccolo tra i quattro player nazionali, ha precisato de la Vega, è in parte spiegato da ragioni di convenienza tecnica: Verizon Wireless e Sprint usano tecnologie di rete differenti rendendo meno vantaggioso lo switch agli occhi dei propri abbonati. E in attesa che anche il primo e terzo operatore mobile del paese entrino nell’agone scoprendo nuove carte promozionali, si vocifera che la Casa Bianca abbia interpretato le prime fiammate del 2014 come un ulteriore segno che il mercato funziona bene nel suo attuale assetto, e non ha bisogno di un ulteriore riduzione (da quattro a tre carriers).

Nel frattempo, la sfida prosegue a distanza sul fronte strategico dello spettro. Ieri At&t ha approvato l’acquisizione del 49% delle licenze di spettro di AWS detenute dall’operatore Aloha Partners II. Un bottino che in termini di copertura vale circa 50 milioni di persone in 14 Stati, e andrà a irrobustire quello che oggi è il già più vasto network 4G del paese. Di due giorni fa è invece l’annuncio dell’accordo tra T-Mobile US e Verizon Wireless per la cessione dal secondo al primo di basse frequenze per un valore di 2,365 miliardi di dollari. Contestualmente la quarta maggiore company Usa, che dal 2013 ha assunto una postura più aggressiva per mettere fine ad un’emorragia di abbonati lunga quasi un lustro, trasferirà a sua volta a Verizon alcune licenze di spettro Aws e Pcs valutate 950 milioni di dollari.

Un altro trend che dovrebbe accentuarsi nel 2014 è l’attenzione riposta dalle telco americane verso servizi e modelli di business inediti, in parte tesi a spingere le frontiere della connettività mobile ben oltre la cerchia in via di saturazione degli smartphone. Anche in questo caso At&t ha messo a segno il primo colpo commerciale dell’anno, annunciando ieri l’introduzione di uno schema tariffario per la trasmissione di “dati sponsorizzati”. In parole povere verrà offerta ai content providers la possibilità di pagare, al posto degli abbonati, per lo streaming di contenuti. La novità, per la verità, ha già suscitato qualche preoccupazione tra le associazioni dei consumatori e i puristi della net neutrality. Inquietudini che, per sua parte, de la Vega giudica infondate o frutto di “cattiva informazione”: “il nostro piano non contempla alcun trattamento preferenziale, o prioritizzazione del traffico. Quest’ultimo non sarà impattato in alcun modo”, ha spiegato al New York Times. Si tratta di un modello di fatturazione nuovo che “ricade sullo sponsor, piuttosto che sul cliente” e che non “interferirà con la velocità del traffico”.

Le ambizioni del gigante americano delle telecomunicazioni per l’anno appena incominciato guardano anche al mercato in piena espansione delle “auto connesse” e puntano al rafforzamento della propria presenza nel settore dell’automazione domestica e dei sistemi di sicurezza per le case. At&t, dopo la prima joint venture siglata l’anno scorso con General Motors, ha ampliato la platea di case automobilistiche nazionali alle quali fornisce la tecnologia per la connessione dei propri veicoli al 4G.

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