IL CASO

Privacy, è scontro sul Garante Ue

Dopo il blocco della procedura da parte della Commissione, i cinque esperti presenti nella “short list” scrivono ai commissari Reding e Sefcovic: “Irragionevole supporre che non sussistano le necessarie competenze”. Intanto l’Europarlamento chiede chiarimenti a Bruxelles

Pubblicato il 14 Gen 2014

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“E’ totalmente irragionevole supporre che tutti i cinque” candidati siano inadatti al ruolo di Garante Ue alla privacy. A lanciare l’attacco per la bocciatura di gruppo realizzata da un Comitato di valutazione formato da Commissione Ue ed esperti esterni – che ha bloccato la nomina del nuovo supervisore Ue alla protezione dei dati – è stato oggi Giovanni Buttarelli, attuale vice-garante e uno dei cinque nomi fatti fuori a metà dicembre.

Buttarelli ha inviato una lettera ai Commissari Ue responsabili, Viviane Reding, titolare alla Giustizia, e Maros Sefcovic alla Pubblica Amministrazione. La stessa iniziativa è stata presa anche dagli altri 4 bocciati, tra cui figurano gli attuali garanti di Polonia e Finlandia.

Nella missiva, Buttarelli rivendica i 23 anni di esperienza ad alto livello maturata nel campo e il fatto di essere stato considerato abile ed arruolabile per quel compito cinque anni fa (diventando poi vice). Il candidato italiano sottolinea poi come il Comitato di valutazione sia chiaramente andato “oltre il suo ruolo, che – si legge nella lettera – è limitato a selezionare un numero limitato di candidati meritevoli”, da cui Consiglio e Parlamento Ue sceglieranno poi il garante.

“L’attuale blocco – conclude Buttarelli – sta creando seri problemi di incertezza legale”, una preoccupazione espressa la settimana scorsa anche dall’attuale Garante Peter Hustinx, che dovrebbe lasciare il suo incarico giovedì prossimo.

Per fare chiarezza su questo stallo, la Commissione libertà pubbliche del Parlamento Ue ha chiesto per oggi un incontro a porte chiuse tra il Commissario Sefcovic e i coordinatori politici.

Se la procedura non si sblocca entro il 16 gennaio, la Ue rischia di trovarsi senza la testa dell’istituzione che coordina la protezione dei dati nei 28 Stati membri. A lanciare per primo l’allarme sulla nomina era stato l’eurodeputato socialista, José Fernando Lopez Aguilar, presidente della Commissione Libe, libertà pubbliche del Parlamento Ue.

”C’è molta preoccupazione, quella del garante è una figura europea imprescindibile in un momento in cui la protezione dei dati ha acquisito un’importanza senza precedenti – affermava lo scorso 2 gennaio – È stato realizzato un processo anomalo: i candidati di qualità ci sono, vogliamo sapere perché la Commissione li ha bloccati”.

A inizio dicembre un ”Comitato di consultazione”, formato dal Segretario Generale della Commissione Ue Catherine Day e da esperti esterni ha fatto fuori un ventaglio di 5 nomi, tra cui l’attuale vice-supervisore Ue Giovanni Buttarelli ed i garanti di Polonia e Finlandia.

”Il Comitato – si leggeva in una lettera di spiegazione inviata dal Commissario Ue all’Amministrazione Pubblica Maros Sefkovic a Lopez Aguilar – ha ritenuto che nessuno dei candidati mostrasse la necessaria combinazione di visione (politica, ndr) e di capacità di garantire l’effettiva implementazione” delle misure di protezione dei dati e di equilibrio tra sicurezza e privacy. ”E’ una motivazione incomprensibile”, attacca Lopez Aguilar, ”nel gruppo dei bocciati ci sono eccellenti candidati, alcuni già selezionati 5 anni fa, come Buttarelli. Non si capisce questa ostruzione, abbiamo il diritto di sospettare che ci siano interessi e paesi disposti a paralizzare il processo invece di prendere decisioni di carattere europeo”.

E infatti il processo di selezione è bloccato, tanto che il gabinetto di Sefkovic si rimpalla con quello della collega alla giustizia Viviane Reding la responsabilità di proporre una nuova lista di nomi. La Commissione Libe del Parlamento Ue riunisce i 7-8 gennaio, in agenda, oltre alla data dell’audizione di Edward Snowden contro cui si schierano conservatori e parte dei popolari, anche la richiesta di una nuova celere selezione per il supervisore Ue.

Uno stallo, quello in corso, che potrebbe risolversi anche con un altro colpo di mano: una nomina “politica”, di fatto con un non-esperto, una linea già seguita in Germania. Il 19 dicembre il Bundestag eleggeva la deputata Cdu Andrea Vosshof al posto del super esperto Peter Schaar. Una scelta assai criticata dalle Ong che difendono il diritto alla privacy.

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