Il Governo Letta riapre il tavolo dello scorporo societario delle rete Telecom, cercando un nuovo accordo con Telefonica, o in alternativa valutando i poteri speciali della golden rule. Secondo La Stampa, Letta intende ripartire dal piano gradito anche all’ex presidente Franco Bernabè: il piano prevede che Telecom conferisca la rete a una società di cui sarà maggiore azionista, insieme a Cdp che avrà una quota significativa ma di minoranza.
Ieri sulla necessità dello scorporo societario era intervenuto anche il viceministro alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, osservando che “per ora quello che Telecom sta dicendo è che aumenterà gli investimenti. Ciò nonostante la mia preoccupazione è che non sia sufficiente solo investire, ma sia necessario anche investire in modo corretto per sviluppare la concorrenza”. “Non vogliamo che Telecom si liberi della proprietà della rete – ha precisato – quello che vogliamo è che ci sia una partecipazione significativa di Cassa Depositi e Prestiti, che possa dare certezza all’orientamento degli investimenti verso i due grandi obiettivi di sviluppo e sicurezza”.
Della separazione, in Aula alla Camera, aveva parlato anche il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. “Il Governo ritiene essenziale la tutela dei livelli quantitativi e qualitativi dell’occupazione e degli investimenti – sottolineava ieri Baretta – che devono essere incrementati e ritiene anche strategica la rete di telecomunicazioni e in tal senso ha avviato l’iter dei decreti sulla golden power. La separazione societaria, non proprietaria, della rete resta priorità da perseguire, preferibilmente su basi volontarie”.
Totalmente contrario allo scorporo il consigliere di Telecom Italia, Tarak Ben Ammar. “Io sono assolutamente contrario e l’ho sempre detto – chiarisce il finanziere tunisino – Ma non per un fatto di nazionalità o perché è un asset strategico. Io sono cittadino del mondo e non posso dire ‘non va bene se non è italiana’. Ma dico che è essenziale al valore di Telecom mantenere la rete, lo scorporo non sarebbe una cosa intelligente”. “Non credo che Telecom diventerà spagnola, ma anche se fosse qual e’ il problema?”, si chiede Ben Ammar. Il newsflow fa crescre il titolo di Telecom che , in giornata, ha superato il 5% per chiudere poi a +4,32%.
Intanto, in vista del cda di domani, il mercato aspetta un’apertura di Telecom Italia alla richiesta di Findim e Asati di modificare la governance del gruppo, per dare più spazio alle minoranze. Il tema, da tempo sotto i riflettori della Consob, sarà discusso, come riporta Radiocor, nella riunione dei consiglieri indipendenti in programma domani sera, come di consueto alla vigilia del cda.
Sempre domani si terranno il comitato controllo e rischi e il comitato nomine e remunerazione, che dovrebbe esaminare, tra gli altri punti, un eventuale adeguamento degli emolumenti all’ad Marco Patuano, che ha assunto tutte le deleghe operative dopo le dimissioni del presidente esecutivo, Franco Bernabé, lo scorso 3 ottobre. In queste ore l’attenzione è concentrata sulle possibili mosse dell’ad di Telecom dopo la richiesta dei soci di minoranza, tra cui Marco Fossati (5%), di abolire la norma dello statuto che assegna alla lista di maggioranza la nomina dei 4/5 del board. Asati chiede il modello proporzionale (metodo d’Hondt), ma le parti sono comunque aperte al dialogo.
L’auspicio di Findim e Asati è che, nel caso in cui si trovi un accordo, venga convocata – magari già dal board del 6 febbraio – un’assemblea separata rispetto a quella di bilancio di metà aprile. La discussione, con tutta probabilità, verrà sollevata nel consiglio di giovedì, che ha all’ordine del giorno proprio le tematiche di corporate governance, in primis la proposta degli indipendenti di far rientrare qualsiasi futura operazione sul Brasile tra le operazioni con parti correlate di maggiore rilevanza. Se la mozione – il cui contenuto è stato tratto dal parere redatto dal consulente del comitato controllo e rischi Luca Enriques, professore dell’Università Luiss di Roma ed ex commissario Consob – venisse approvata, qualsiasi offerta su Tim Brasil, prima di essere esaminata dal cda, dovrà passare al vaglio di un comitato composto solo da indipendenti, con l’ausilio di un advisor.
La mozione, se approvata, di fatto depotenzierebbe Telco: pur rappresentando il 22,4% del capitale della compagnia di tlc, la holding di Telecom – partecipata da Telefonica, Generali Ass., Mediobanca e Intesa Sanpaolo – esprime i 4/5 dei consiglieri del Board. Tale soluzione gode anche dell’appoggio dell’Ad Marco Patuano. Dopo aver dichiarato “core” Tim Brasil nell’ultimo Piano industriale, è intenzionato a difendere a oltranza la propria decisione e cerca pertanto di smorzare sul nascere eventuali manovre relative alla controllata sudamericana.