Tutte le opzioni sono sul tavolo. La “Federal Communications Commission sta considerando come reagire al pronunciamento del tribunale di Washington che ha invalidato alcune norme dell’Open internet Order, il provvedimento che fissava i confini della neutralità della rete, e che vietava ai provider di banda larga di intervenire nel merito di contenuti veicolati, classificandoli come “common carriers”, cioè fornitori di fatto di un servizio pubblico. La sentenza ha rappresentato una vittoria per Verizon, che aveva fatto ricorso contro queste norme nel settembre 2011, sostenendo che l’Open Internet Order violava il primo emendamento e che la Fcc era andata al di là delle proprie prerogative.
Ora per la Fcc si apre la possibilità di aprire una nuova azione legale. La Corte infatti ha confermato che il regolatore avrebbe l’autorità di imporre le norme sulla regolamentazione del traffico Internet, dal momento che queste rientrerebbero tra le più ampie misure utili a incoraggiare lo sviluppo delle infrastrutture di banda larga. Questo potrebbe significare, di fatto, spingere le telco a implementare la propria rete per andare incontro alle richieste di traffico invece di esercitare un controllo o intervenire direttamente nel merito dei contenuti veicolati.
Secondo Verizon La decisione non avrà effetti sulla possibilità, per i consumatori, di accedere alla rete Internet: “Verizon rimane fedele all’idea di Internet come rete aperta che offre ai consumatori, quando, dove e come vogliono, un servizio di accesso non filtrato a tutti i siti e i contenuti legali. Questo non cambierà in conseguenza della decisione della Corte”. Una posizione condivisa da AT&T: “Assicuriamo a tutti i nostri clienti – afferma Jim Cicconi, vicepresidente della direzioni affari legali dell’azienda – che il nostro impegno per proteggere e mantenere l’open internet non cambierà”.
Ma la decisione del tribunale statunitense potrà servire da precedente e da “caso scuola” anche per tutte le istituzioni che si stanno occupando della neutralità della rete, tra le quali l’Unione europea. Intervenendo con un tweet sul pronunciamento del tribunale Usa Neelie Kroes, commissario Ue per l’agenda digitale, che aveva già manifestato la propria intenzione di rinforzare le normative in favore della neutralità della rete, aveva espresso la propria preoccupazione rispetto al fatto che la sentenza avrebbe potuto danneggiare i più piccoli tra i service provider e gli Ott: “Potrei inviare le start up messe in difficolta negli Usa in Europa – aveva “cinguettato – in modo che abbiano le giuste opportunità”.