Stéphane Israël, 43 anni, siede da qualche mese sulla poltrona più alta della società spaziale più importante del pianeta, Arianespace. Il suo predecessore, Jean-Yves Le Gall (ora presidente dell’agenzia spaziale francese Cnes), gli ha consegnato una posizione davvero invidiabile: Arianespace controlla oltre il 50 per cento del mercato mondiale dei satelliti commerciali, gode della nicchia di mercato “garantito” rappresentata dai lanci dei governi europei e dell’Agenzia Spaziale Europea, e ha un primato di affidabilità assolutamente senza pari. Ariane 5, il razzo vettore che rappresenta ancora il cavallo di battaglia, ha un record di ben 57 lanci consecutivi di successo. Nessun concorrente può vantare un bilancio simile.
Insomma, il compito che attende Israël non è dei più semplici: fare meglio di quanto è stato fatto finora è difficile. E anche se per il momento non si intravede una concorrenza in grado di minacciare la posizione di Arianespace, la sfida è difficile per questo giovane magistrato ed “enarque”, da sempre socialista. Fortemente voluto come successore di Le Gall dal ministro della Ripresa Produttiva ed ex candidato alle presidenziali di “sinistra” Arnaud Montebourg, di cui era capo di gabinetto dopo un’esperienza di cinque anni presso Eads ed Astrium.
Nei giorni scorsi Israël è stato in Italia per una serie di incontri. “Per noi di Arianespace – ha detto nel corso di una conversazione con alcuni giornalisti – l’Italia è un partner davvero importante e significativo”. Lo dimostra, tra l’altro, l’impegno della società per il successo del lanciatore europeo di costruzione italiana Vega, che insieme ad Ariane 5 e alla Soyuz “europea” rappresenta la triade di razzi vettori utilizzati. Al momento per Vega l’azienda ha già acquisito 12 satelliti “confermati” da portare in orbita entro il 2016. Per il 2014 ne sono previsti due: il primo porterà in orbita un satellite di osservazione costruito da Airbus Difesa e Spazio per il Kazakhstan, mentre il secondo avrà a bordo un dimostratore di rientro della navetta sperimentale IXV, di fabbricazione italiana.
“Il mercato dello spazio sta andando verso dei satelliti di piccola taglia – spiega il Presidente e amministratore delegato – e Vega è l’ideale per portarli in orbita. Vogliamo utilizzarlo anche sul mercato delle esportazioni perché è un vettore molto competitivo”. Vega è costruito in Italia negli stabilimenti di Avio a Colleferro (Roma), e dopo il lancio di esordio nel febbraio del 2012 ha poi ribadito il successo con il primo carico commerciale nel maggio del 2013.
Arianespace ha firmato lo scorso 20 novembre un contratto di acquisto di 10 razzi aggiuntivi. “In ogni caso bisogna far di tutto perché Vega sia sempre più competitivo sul versante dei costi, per fronteggiare potenziali rivali della stessa classe. Si tratta di un problema industriale, ci stiamo lavorando con i nostri partner”, dice Israël, secondo cui non è un particolare problema se Avio venisse ceduta a un’azienda francese. “Crediamo fortemente in Vega, e siamo convinti che Avio debba comunque rimanere un’azienda fortemente radicata in Italia, con centri produttivi e ingegneristici in Italia. Comunque noi crediamo fortemente in Vega”.
Le prospettive per il 2014 sembrano davvero positive: a libro ordini per adesso già ci sono 14 opportunità di lancio, con 12 missioni già confermate: a parte i due voli di Vega, sei lanci di Ariane 5 e quattro della Soyuz. Per il futuro più distante, Arianespace concorda con le decisioni prese dai ministri dello spazio europei nel 2013 a Napoli: “Serve l’evoluzione di Ariane 5, Ariane 5 ME, che risponderà alle esigenze del mercato dei satelliti che sfrutteranno sempre più la propulsione elettrica. E nel prossimo decennio è fondamentale lo sviluppo del nuovo Ariane 6”.
Nel frattempo, Arianespace ridurrà i costi con un potenziamento dell’Ariane 5 Eca e più efficienti procedure allo spazioporto di Kourou.