“È normale voler rivedere le leggi, ma nel farlo dobbiamo tenere conto della globalizzazione per non sfavorire la nostra economia”: lo ha detto Carlo D’Asaro Biondo, presidente sud e est Europa, Medio Oriente e Africa di Google, in risposta a una domanda sulla web tax, norma ribattezzata da qualcuno anche Google Tax, che prevede l’obbligatorietà di partita Iva italiana per chi vende pubblicità online in Italia. Introdotta nella Legge di Stabilità e destinata ad entrare in vigore dal primo gennaio 2014, è stata posticipata al primo luglio 2014, aprendo la strada a un’eventuale, possibile revisione e armonizzazione della normativa a livello europeo.
Proprio all’Europa, e più in generale al panorama internazionale, D’Asaro Biondo fa riferimento nella sua risposta, rilasciata a margine della presentazione dell’iniziativa “Made in Italy: eccellenze in digitale”: “La globalizzazione – ha aggiunto il top manager – ha cambiato il patto sociale, non si può modificare una tassazione legata al patto sociale se non si modificano le leggi a livello internazionale. E infatti noi supportiamo il lavoro che sta facendo l’Ocse per la revisione delle normative fiscali a livello europeo. Bisogna fare attenzione a fare leggi nazionali che non tengano conto degli effetti della globalizzazione”.
La web tax era stata proposta da Francesco Boccia (Pd), che nei mesi scorsi ha continuato a difendere strenuamente il provvedimento sottolineando come, proprio a causa di questa “battaglia condotta dall’Italia”, il tema della tassazione dei colossi del web nei Paesi in cui operano sia diventato “centrale per l’Unione europea”. Con lui nella difesa della norma l’editore Carlo De Benedetti e l’esperto di media digitali Andrea Pezzi. Tra le numerose voci contrarie il neo segretario del Pd, Matteo Renzi, che fino all’ultimo ne aveva invocato la sospensione, ma anche il Movimento 5 Stelle, Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale e Riccardo Donadon, presidente di Italia Startup. Dopo l’approvazione della web tax alla Camera, il 20 dicembre scorso la parlamentare del Pd Lorenza Bonaccorsi, insieme ai colleghi del Partito Democratico Paolo Coppola, Marco Causi e Giampaolo Galli, ha presentato un ordine del giorno che impegnava il governo alla notifica presso la Commissione Europea, a un “eventuale” sospensione degli “effetti della norma introdotta” e alla valutazione di “meccanismi correttivi della disposizione”. La stessa Unione europea e il premier Enrico Letta hanno poi espresso perplessità sulla normativa e auspicato una ulteriore riflessione.