Non solo Google. In Italia ci sono altre piattaforme dedicate al Made in Italy, approdate online prima del recente debutto di google.it/madeinitaly, e tra queste c’è n’è una creata da Armando Salerno Mele, ingegnere informatico di Taranto, che dice al Corriere delle Comunicazioni: “Google non ci fa paura, anzi contribuirà a incrementare l’attenzione internazionale verso le eccellenze italiane”.
La piattaforma di Salerno Mele (nella foto) si chiama madeinitalyfor.me ed è un portale dedicato ai numeri uno dell’artigianato del nostro Paese. Nel blog, incentrato sulla comunicazione, si danno notizie relative a questo mondo, si pubblicizzano eventi correlati, si raccontano storie di artigiani. Nel sito di e-shop i singoli artigiani possono mettere in vendita i loro prodotti, inserendo foto, prezzo e una breve descrizione dell’oggetto, versando al gestore del sito una fee del 9% sulle vendite. Il responsabile della piattaforma fornisce all’artigiano anche un servizio di cura dei contenuti.
Paragonare l’iniziativa di Google con quella dello startupper tarantino è come rievocare l’eterno confronto tra Golia e Davide. BigG ha chiamato a raccolta partner come il ministero dell’Agricoltura e Unioncamere per produrre un sito-vetrina dove sono magnificati prodotti agricoli e artigianali di eccellenza del made in Italy, dal prosciutto di Parma ai vetri di Murano. E lo ha fatto attraverso il Google Cultural Institute, con 6 ingegneri totalmente dedicati al progetto.
Armando Salerno Mele ha fatto tutto da solo. Nel 2010 ha provato a chiedere un finanziamento a Invitalia, l’agenzia per l’attrazione degli investimenti, ma è andata male. Allora si è rimboccato le maniche, e soprattutto si è frugato nelle tasche, e ha deciso di investire 40mila euro di soldi propri. E ha anche ideato personalmente la piattaforma informatica, essendo laureato in Informatica per il management e avendo poi conseguito un master in web marketing e comunicazione a Bologna. “Siamo operativi da un anno – dice Salerno Mele – stiamo cercando investitori e contiamo di andare in attivo entro i prossimi due anni: è la scommessa di ogni start up, ma noi ci crediamo perché offriamo una selezione di artigiani di alto livello, ne curiamo i contenuti, provvediamo anche la consegna del materiale con costi a carico del cliente. A breve il sito sarà tradotto anche in inglese”.
Eppure il giovane imprenditore non teme di finire schiacciato dalla piattaforma del gigante californiano. “Google non fa e-commerce come noi, è sostanzialmente interessato a vendere pubblicità alle imprese. La sua iniziativa non farà che dare maggior lustro e visibilità al Made in Italy. Siamo come due farmacie in una città: certo, la sua è una grande catena, il nostro è un negozio. Ma, a mio parere, non siamo in competizione. Una cosa però vorrei puntualizzare: i media dovrebbero occuparsi anche di noi piccoli, perché abbiamo bisogno di maggiore visibilità”.