REUTERS DIGITAL

Codega: “Il futuro è degli editori innovativi e visionari”

L’head of design di Reuters Digital: “Servono strategie coraggiose. Non esiste una soluzione valida per tutti. Ma è meglio guardare al di là dei social media”

Pubblicato il 02 Feb 2014

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Ridisegnare e ripensare i prodotti editoriali: per farlo occorrono innanzitutto “strategie coraggiose”. Parola di Daniele Codega, head of design di Reuters Digital.

Quali cambiamenti ha dovuto affrontare Reuters per mettersi al passo con le evoluzioni della tecnologia e dei media?

Reuters Digital, diversamente dal servizio di agenzia, ha creato un sito e un portfolio di applicazioni diretto al mercato consumer. Internet ha dato la possibilità a tutti di ottenere notizie sempre e ovunque e tutti gli editori cercano di competere sulla distribuzione in tempo reale. I canali di aggregazione, usati per massimizzare il livello di esposizione del brand e del contenuto, hanno aumentato la concorrenza tra media, ma il vero game changer sono stati i social network che, non essendo costretti a lavorare con i processi del giornalismo tradizionale, si sono ritrovati con un enorme vantaggio rispetto agli editori. Dobbiamo adeguarci.

Ma chi vince? I social?

No, gli editori più innovativi e visionari. Che sfruttano anche i social, ma non sono dei social media. Ad esempio, la strategia aggressiva di Huffington Post verso social media e motori di ricerca lo ha portato ad essere tra i più grandi editori al mondo in pochi anni. Il fatto è che la produzione in tempo reale e la distribuzione dei contenuti su molteplici canali rappresentano un modello estremamente diverso dalla tradizionale pubblicazione su un solo canale proprietario. Ma non non è solo questo che è cambiato: i lettori, bombardati da milioni di notizie in ogni momento e luogo, hanno un potenziale di attenzione da dedicare ad ogni singola informazione molto ridotto. Mi spiego: rispondendo a questa domanda ho già scritto 5-10 volte di più di quanto suggerito da Buzzfeed affinché l’articolo diventi virale.

E allora come potranno design e rethinking rilanciare i prodotti editoriali?

Il design deve essere considerato non come strumento di contorno, ma come metodo di lavoro e di ricerca che può essere applicato ai diversi settori del business, quindi a tutte le interfacce utente (giornali, siti, app mobili), ma anche alla risoluzione di problemi di distribuzione e produzione. Anzi, è solo quando il design è in grado di influenzare e comprendere i diversi aspetti di un business che è veramente efficace. I designer devono essere più attivi nel partecipare a processi che tradizionalmente sono appannaggio del management. Con la loro propensione alla ricerca analitica devono portare soluzioni nuove ai problemi. Nel rapporto con le redazioni, devono essere i conoscitori del sistema editoriale e degli utenti, devono saperli connettere e suggerire soluzioni vantaggiose per entrambi, dal punto di vista “grafico” ma anche strategico. Da parte loro i giornalisti devono saper riconoscere il valore del design e usarlo per massimizzare il valore dei loro articoli e delle storie.

In concreto?

Non esiste una soluzione per tutti. Personalmente auspico un rethinking dei modelli distributivi che vada al di là dei social media e che sia più concretamente, ed intelligentemente, allacciato alla vita digitale dei lettori. Ci sono contenuti perfetti per Twitter, altri perfetti per l’iPad, altri perfetti per la Tv. Pensare in modo concreto a quando e come questi elementi interagiscono con la vita delle persone e distribuire contenuti di conseguenza potrebbe essere il vero vantaggio competitivo dei prossimi cinque anni.

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