Di donna in donna. Di lady di ferro in lady in ferro. Lo scettro
dell’Ict europeo da gennaio 2010 passa ufficialmente dalle mani
di Viviane Reding (futura responsabile della Giustizia) a quelle di
Neelie Kroes, attuale commissario all’Antitrust e prossima
“regina” della “Digital Agenda” (così è stata
ribattezzata la DG che includerà Information Society e la European
Network and Information Security Agency).
Alleate in molte battaglie, Reding e Kroes più di una volta si
sono fatte la guerra – per usare un’iperbole – su questioni
strategiche per la definizione dello scenario futuro del mercato
delle Tlc europee. La Kroes si è detta contraria all’ipotesi di
separazione funzionale delle reti ritenuta invece dalla Reding una
soluzione possibile ai “mali” di alcuni Paesi. “Le Tlc non
sono paragonabili all’energia. Anzi, parliamo di due mercati
completamente diversi”, è la tesi Kroes la quale considera
pressoché imprescindibile il legame fra infrastrutture e servizi
per le aziende del comparto. Senza rete – è questa la tesi della
Kroes – gli operatori infrastrutturati rischiano di disperdere il
proprio valore e di mettere seriamente a rischio persino la loro
sopravvivenza. Una tesi che sintetizza e anticipa con tutta
evidenza la posizione del futuro commissario su quella che è
considerata la questione più strategica sul tavolo della
Commissione europea: la definizione delle regole per le Nga (Next
generation access), uno dei 12 capitoli del Telecoms Package.
Se Viviane Reding ha impostato il proprio cammino mettendo al
centro il “consumatore” e quindi privilegiando al massimo la
competizione di mercato – sortendo spesso e volentieri il
malcontento da parte degli operatori incumbent schiacciati dalla
scure della lady di ferro -, Neelie Kroes potrebbe essere più
“morbida” e più “comprensiva” con le grandi Telco europee,
le uniche che nonostante la crisi e i margini di profitto sempre
più risicati, hanno la forza economica e finanziaria di impegnarsi
in ingenti investimenti, forti delle infrastrutture
proprietarie.
Il dna, quello professionale delle due commissarie, è
completamente diverso. E non è un caso se gli incumbent non
abbiano nascosto una certa soddisfazione per l’arrivo della Kroes
al posto della Reding. Una ex manager al posto di una ex
giornalista farà la differenza, sono pronti a giurare i big.
Perché quando ci sono da valutare gli interessi del business è
sempre meglio conoscerli da vicino i “paradigmi” del business.
Che sono diversi da quelli che regolano l’universo del popolo dei
consumatori.
Ora che bisognerà decidere come stimolare gli investimenti per la
realizzazione delle reti di nuova generazione, garantendo al
contempo la competizione di mercato, c’è da giurare che Kroes
guarderà con grande attenzione alla questione del ritorno degli
investimenti da parte di chi le reti le farà. E l’ipotesi del
“risk premium” si fa più vicina per le aziende investitrici,
in larga misura gli incumbent. “Collaboreremo con il nuovo
commissario sulle sfide che attendono il settore delle Tlc negli
anni a venire e in particolare relativamente allo sviluppo delle
Ngn”, commenta Michael Bartholomew il direttore di Etno
(l’associazione rappresentativa delle big Telco).
Gli Olo, nel congratularsi con il neo commissario, hanno
approfittato dell’occasione per esprimere le proprie
preoccupazioni. “Sono convinto che il commissario olandese – ha
sottolineato il presidente dell’Ecta Innocenzo Genna –
rafforzerà le regole esistenti nel settore delle Tlc per
contrastare la strategia di rimonopoliazzazione degli
incumbent”.
Se è vero che Mrs Kroes è fautrice della regolazione ex post più
che ex ante, a “favore” degli Olo c’è la posizione
assolutamente anti-monopolista che la Kroes ha mostrato in più di
un’occasione, a ragion veduta incarnando il ruolo di
“guardiano” della concorrenza in quanto commissario
all’Antitrust.
L’ultima sfida che la vede ancora coinvolta in questa posizione
è quella che vede protagonista Microsoft. Entro questo mese di
dicembre è attesa la decisione finale sulla questione
“browser”. La Kroes non è andata sul leggero: da quanto è a
capo dell’Antitrsut (2004) ha già multato Microsoft per 1,8
miliardi di dollari.