«Enabling user experience of the future»: rendere possibile
l’esperienza del futuro. Per tradurre un po’ più liberamente,
al servizio del consumatore del futuro. Come slogan può apparire
non troppo originale. Eppure, il suo effetto lo fa se esce dalla
bocca di Andrew Gilbert, presidente di Qualcomm
Europa. Infatti, sentire parlare di user experience, ma
anche di candidatura a renderla possibile, sorprende se viene detto
da chi come Qualcomm ha fatto del chipset la missione produttiva.
Per abitudine consolidata, comunemente si pensa al chip come a un
minicalcolatore sempre più potente o a un trasmettitore sempre
più veloce, fino ai 28 Mbps consentiti dall’ultimo prodotto
Qualcomm integrato nelle chiavette per netbook che, uscite in
Europa, sono attese anche in Italia, dopo una sperimentazione con
Telecom e Vodafone.
I servizi e la loro esperienza, parevano cosa riservata agli
operatori e, ultimamente, anche ai produttori di telefonini. Ma non
un terreno di impegno di chi fa chip. Casomai, vi si avventuravano
sotto “dettatura” dei committenti. Gilbert ci ferma subito:
“Guardi che sono sette anni che Qualcomm ha una soluzione
“Appstore”: Brew. Ben prima che l’iPhone venisse concepito.
Da allora, vi sono state scaricate ben due miliardi di applicazioni
mobili con un ricavo di altrettanti miliardi di dollari andato a
sviluppatori e content provider”.
L’evoluzione è stata Plaza Retail che estende l’esperienza
dell’Application store a tutte le fasce di terminali e a molti
sistemi operativi, grazie ad un approccio “multipiattaforma”
già adottato da Tim Brasil.
Le ultime novità che arrivano dall’azienda di San Diego vanno
tutte nella direzione di soluzioni integrate: dalle piattaforme
come Plaza Mobile e Plaza Retail costruite per vendere e scaricare
applicazioni sul telefonino, a sistemi per ricaricare cellulari e
quant’altro senza usare il tradizionale caricabatteria; da
schermi a bassissimo consumo come Mirasol che sfruttano la luce
esterna, a sistemi che consentono di spostare un video da un
cellulare allo schermo tv con il semplice movimento di un dito.
L’invasione di campo viene spiegata da Gilbert con
l’osservazione che “nel mondo digitale gli utenti prenderanno
il controllo di contenuti, comunicazioni, accessi mobili”. Questo
significa che “any content, any network and any device” devono
avere una cosa in comune: l’assoluta trasparenza con una
fruibilità d’uso non più segmentata come oggi. Tutto sarà
connesso a tutto ed il telefonino sarà il media che guiderà
questa integrazione: “il nostro sesto senso” azzarda
Gilbert.
Detto altrimenti, l’iPhone non potrà ballare da solo. Widget e
mercati digitali (non solo per applicazioni da telefonino) saranno
la norma. Il dibattito (anche meramente filologico)
sull’evoluzione degli smartphone e sul loro futuro di mercato è
troncato con un colpo di spada gordiano: “Praticamente tutti i
telefoni, anche quelli di fascia più bassa, avranno feature molto
simili perché è cambiato e cambierà ancora di più in futuro
l’uso che ne fanno i consumatori. Dalla mera voce si è passati
alla messaggistica, al multimediale, alla grafica dei giochi e
infine al web”, spiega Sy Choudhury, director-product
management QCT Software Strategy Group.
Questo spiega perché fare chip oggi sia una cosa assai più
complessa che in passato. Non solo Cpu sempre più potenti (magari
dual core) ma anche implementazione di software che consentono
applicazioni in mobilità sempre più ricche su cellulari, pc e,
prossimamente, smartbook. “Il chipset business è sempre più
integration business – osserva Choudhury -. In Qualcomm impieghiamo
più ingegneri software che hardware”.
“Puntiamo a proporre soluzioni end-to-end chiavi in mano in grado
di abilitare qualunque produttore di terminali cosi come anche gli
operatori a mettere sul mercato telefoni che supportino servizi
avanzati e complessi di mobilità come, appunto, piattaforme widget
per i mercati virtuali online”, spiega Roberto di Pietro,
responsabile marketing della divisione chipset in Europa.
Il recente accordo con Palm per il Pixie “intelligente”
destinato ad una fascia di mercato media invece che alta è solo la
prima mossa.