Nel cassetto della scrivania di un avvocato di Mexico City ci sarebbe già una scrittura privata firmata con cui il capo di Telefonica Cesar Alierta si sarebbe impegnato con il magnate messicano Carlos Slim a far cedere da Telecom Italia la sua pregiatissima partecipazione brasiliana, Tim Brasil, al gruppo controllato da Slim, America Movìl. Il prezzo? 15 miliardi di dollari.
Lo rivela in esclusiva Affaritaliani.it, secondo cui Slim avrebbe già a sua volta progettato lo spezzatino di Tim Brasil tra i vari operatori della confederazione sudamericana, per rientrare del grosso del costo dell’acquisizione rafforzandosi dove preferisce. Telefonica, a sua volta, imponendo a Telecom Italia di cedere Tim Brasil, risolverebbe con questo blitz i suoi problemi di antitrust in Sudamerica e quelli di primo azionista di un gruppo decotto dai troppi debiti, appunto Telecom, debiti che con questa dismissione si dimezzerebbero.
Non si capisce bene, però, a che titolo Cesar Alierta possa aver firmato tale scrittura dato che, sulle scelte che riguardano il Brasile, è titolato a decidere solo il cda di Telecom Italia. In questo senso il numero uno di Telefonica non ha nessun potere effettivo. Inoltre va ricordato che i consiglieri di Telefonica – Alierta e Linares – che siedono nel board di TI sono costretti a uscire nel caso in cui si discuta degli asset sudamericani, proprio per imposizione dell’Antitrust brasiliano (il Cade).
Intanto inizia il conto alla rovescia per il prossimo cda Telecom Italia, previsto per giovedì 6 febbraio. Nella riunione si discuterà del nodo presidenza. Le dimissioni da vicepresidente vicario, paventate da Aldo Minucci, potrebbero diventare esecutive proprio giovedì prossimo. In questo caso l’interim passerebbe al consigliere anziano Fitoussi. Ma, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti finanziarie, è anche possibile che, in quell’occasione, Minucci venga nominato presidente. E che rassicurazioni in tal senso lo abbiano spinto a ritirare le dimissioni da vicepresidente del board.
L’ultimo cda del 16 gennaio ha deliberato di affidare a un gruppo di lavoro interno l’effettuazione di un benchmarking della corporate governance della Società; il gruppo di lavoro presenterà le risultanze delle analisi nella riunione del prossimo 6 febbraio.
Ma molto probabilmente la governance di Telecom Italia non cambierà neanche a questo giro assembleare: il Cda in scadenza ad aprile, secondo quanto riportava la stampa qualche giorno fa, sarà rinnovato ancora con le vecchie regole, che assegnano i quattro quinti dei posti alla lista più votata. Marco Fossati questa volta punterà ad aggiudicarsi in assemblea la maggioranza, proponendo un progetto e una squadra per portarlo avanti. Gli interlocutori di riferimento saranno i fondi esteri che hanno quasi la metà del capitale.