A coloro che sono curiosi sulle sorti del giornalismo in questo secolo post-carta, post-alfabeto, post-tutto, consiglio due link. Il primo link è molto domestico e ci porterà all’archivio della rubrica “Odiens” che Stefano Balassone tiene su “Europa”. Si dimostra che il pubblico della televisione aumenta, ma quello dei Tg diminuisce. Nonostante un’offerta debordante, che non ha paragoni in tutta la galassia (in Italia 33 telegiornali nazionali al giorno senza contare gli all news), il pubblico dei Tg è minore dei tempi del duopolio, prima che arrivasse l’“effetto Mentana” alla 7. Era il 2010 e l’audience complessiva dei Tg serali balzò da 12,8 milioni di spettatori a 14,1, Oggi scende a 12,1 milioni, di fronte ad una platea domestica più ampia (da 24 a 24,7 milioni in quella fascia oraria). Sembra che il formato Tg non riesca più a intercettare i gusti degli spettatori che si rivolgono altrove o ne fanno tranquillamente a meno.
Il secondo link viene dal prestigioso grattacielo che Renzo Piano ha costruito per il New York Times a New York e ci mostra un ambizioso progetto, a pagamento, in cui si è impegnato il quotidiano, capofila della battaglia per far quadrare i conti in epoca digitale. È il racconto gotico di una valanga in alta montagna, di fuori pista, di grandi spaventi e di grandi paure . Il link si apre con quella che sembra una grande fotografia a colori di un paesaggio d’alta montagna, ma che da sola si anima, mostrandoci quello che è: un video. Scrolliamo la pagina e inizia un racconto, costellato di video, di tracce audio, di fotografie, di infografiche. Ogni personaggio che compare ti permette di cliccare su una intervista, o una galleria di foto. I paesaggi sembrano ripresi dall’elicottero, si può variare il punto di vista come in Google Earth e mentre leggiamo il resoconto delle discese dei protagonisti sugli sci, a fianco, sulla grande foto verticale della montagna innevata si animano le tracce del loro passaggio. Più scendiamo nella pagina e più scendono loro. Un viaggio affascinante.
Il progetto è una delle multimedia features del giornale. Ce ne sono centinaia, meravigliose, ben fatte, straordinarie, e tutto per gli 8,75 dollari a settimana di un unlimited digital access. Ma è informazione, nel senso del 900, del Watergate, delle battaglie civili dei giornali, della loro capacità di stare sulla notizia? O è piuttosto qualcosa da sfogliare nella sala d’aspetto del dentista, o la domenica al parco mentre i bambini vanno in bici? E la gente sarà disposta a pagare per queste immagini patinate? Ho qualche dubbio.