Secondo uno studio del Cerm un investimento di 3 miliardi di euro
nello sviluppo delle infrastrutture digitali genererebbe nel nostro
Paese una ricaduta occupazionale di circa 150mila nuovi posti di
lavoro, quasi il doppio della Fiat in Italia. Lo riporta il Sole
24ore secondo cui ciò sarà possibile soprattutto con interventi
mirati in tre settori. Il primo è il potenziamento
dell’infrastruttura vera e propria, basata sulla posa della fibra
ottica; il secondo, la digitalizzazione dei servizi sanitari,
partendo per esempio dalle prescrizioni elettroniche dei medici di
base; il terzo, lo sviluppo di modelli più efficienti legati alla
generazione, alla trasmissione e al consumo di energia, con la
rendicontazione totalmente informatizzata.
Nello specifico, spiega il direttore del Cerm Fabio Pammolli,
investendo 800 milioni nella banda larga si potrebbero generare
75.500 posti di lavoro; il miliardo da puntare
nell’informatizzazione dei servizi sanitari creerebbe altri
23.400 addetti; mentre il miliardo e 200 milioni da investire nello
sviluppo di reti energetiche avanzate si tradurrebbe in 47.800
posti. E sono stime “conservative”, conclude Il Sole,
soprattutto perché “sul tavolo non viene messo, forse per motivi
di realismo politico e industriale, il grande progetto dell’Ngn,
la vera rete di nuova generazione, con un costo stimato tra i 10 e
i 15 miliardi di euro”.