Torna in pista il suffisso .roma, che il Comune di Roma non aveva mai acquisito e che era a “rischio scippo” da parte del gruppo inglese “Top Level Domain Holdings Limited”: ora Tldh si è ufficialmente ritirato e l’amministrazione Marino si è detta pronta ad acquistare il Top Level Domain quando l‘Icann emanerà il nuovo bando nel 2015. E intanto gli addetti ai lavori sono riusciti a tornare in possesso dell’account Twitter @roma, di cui negli anni scorsi si era impadronito un lustrascarpe spagnolo.
Si è scritto molto, di recente, del suffisso .roma, che, come tutti i suffissi del web, viene assegnato ai richiedenti di tutto il mondo, dietro versamento di una congrua cifra, dalla statunitense Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers). È emerso che il Comune non aveva mai fatto richiesta per ottenere quel suffisso ed era stato così scavalcato da “Top Level Domain Holdings Limited”, un gruppo inglese con sede a Londra, che aveva cercato di accaparrarsi il dominio. Oggi l’Icann riferisce al Corriere delle Comunicazioni che Tldh ha ufficialmente ritirato la richiesta. E il Comune assicura di essere intenzionato ad acquistare .roma quando l’Icann tornerà a proporre un bando ad hoc.
Ma come è stato possibile che la capitale d’Italia si sia (per ora) lasciata sfuggire un suffisso così essenziale per la sua riconoscibilità su Internet? Intanto va premesso che l’Icann è da alcuni anni al lavoro per l’emanazione dei nuovi Tld (Top Level domains), la più grande espansione del sistema di indirizzi Internet dalla sua nascita nel 1998. I Tld erano solo 23, quando l’Icann ha deciso di distribuire nuovi suffissi. Per quanto riguarda Roma, tra gennaio e maggio 2012 l’organismo no profit statunitense ha indetto una gara per mettere al bando una famiglia di domini, tutti con il .roma finale (musei.roma, turismo.roma, ciao.roma ecc. ecc.). All’epoca l’amministrazione Alemanno decise di non partecipare alla gara. L’acquisizione sarebbe costata tra i 200mila e i 300mila euro. Contestualmente il suffisso .roma fu opzionato dalla britannica Tldh, che a giugno 2012 ne inviò comunicazione al Ministero dello Sviluppo economico. A quel punto la giunta Marino intervenne per bloccare la vendita. All’Icann spiegano infatti che “coloro che richiedono top level domain ‘geografici’ devono avere il supporto delle autorità locali”. Evidentemente non c’era alcun supporto da parte del Comune, che infatti a settembre ha inviato al gruppo inglese una lettere di diffida. Un’altra è partita pochi giorni fa. Ed è di oggi la notizia che, alla fine, Tldh ha desistito.
Dal Comune dicono al Corriere delle Comunicazioni di attendere ora il prossimo bando dell’Icann per l’assegnazione della famiglia di suffissi .roma e assicurano che a quel punto procederanno all’acquisto. “Ribadisco che è volontà di questa amministrazione – ha dichiarato Marta Leonori, assessore capitolino alla Roma Produttiva – partecipare al bando futuro, che dovrebbe ripetersi nel 2015, per poter ottenere l’utilizzo dei domini .roma“.
Intanto l’amministrazione sta cercando di sciogliere un altro nodo creatosi con il profilo Twitter. Attualmente l’account del Comune sulla piattaforma di microblogging è @romacapitaleTW: non immediatamente riconoscibile e per niente facile da ricercare dagli utenti. Perché questa scelta? Gli addetti ai lavori hanno scoperto che dell’account @roma si era impossessato anni prima un lustrascarpe di Malaga, Javier Castaño, con la speranza di rivenderlo. I responsabili della Direzione Innovazione l’hanno rintracciato e l’hanno convinto a regalare l’account al Comune. A breve avverrà il passaggio da @romacapitaleTW a @roma, ovviamente con il conseguente trasferimento dei circa 27.100 follower.