VANSON BOURNE

Cybersecurity, le aziende Usa battono quelle europee

Secondo i risultati di uno studio commissionato da BT a Vanson Bourne, la sicurezza online è prioritaria per il 20% dei business leader europei, contro il 41% di quelli statunitensi e il 30% su scala globale. Mark Hughes (Bt Security): “Bisogna investire sulla formazione”

Pubblicato il 12 Feb 2014

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Il 20% dei business leader europei considera la sicurezza informatica una priorità assoluta, contro il 41% che si registra in Usa e il 30% su scala globale. Sono i dati che emergono da una ricerca commissionata da Bt e condotta da Vanson Bourne nell’ottobre 2013 su un campione di 500 responsabili IT da aziende di medie e grandi dimensioni in 7 paesi.

Scopo della ricerca è “sondare l’atteggiamento nei confronti della sicurezza informatica e la capacità di intervento dei responsabili It”, e mette in evidenza “l’arretratezza delle aziende europee rispetto alle controparti statunitensi”.

“Poco più della metà (58%) delle aziende europee è in grado di calcolare il ritorno dell’investimento (Roi) derivante dalle misure di sicurezza informatica, a fronte del 90% delle aziende USA. Ma non è tutto: negli Stati Uniti, l’86% dei dirigenti e dei decisori in materia partecipa a corsi di formazione di sicurezza It, mentre in Europa il dato è soltanto del 44%”.

“I diversi livelli di prontezza operativa dipendono dall’atteggiamento adottato verso le minacce – affermano dall’azienda – Su scala mondiale, le minacce interne non intenzionali (ad es. perdita accidentale di dati) sono ciò che preoccupa di più: rappresentano una minaccia grave per il 65% dei responsabili IT. In Europa, la percentuale cala al 56%, seguita da minacce interne intenzionali (53%), hacktivism (48%), criminalità organizzata (38%) e pirateria informatica con intenti di attivismo politico (31%). Negli Stati Uniti, i responsabili IT che considerano le minacce interne accidentali un grave pericolo sono addirittura l’85%; a seguire troviamo minacce interne intenzionali (79%), hacktivism (77%), criminalità organizzata (75%), terrorismo (72%) e attivismo politico (70%)”.

“La ricerca offre una prospettiva interessante sul mutevole panorama delle minacce informatiche e sulle conseguenti difficoltà per le aziende di tutto il mondo – afferma Mark Hughes (nella foto), ceo di Bt Security – In seguito all’enorme diffusione di dispositivi di proprietà dei dipendenti, del cloud computing e delle extranet, i rischi di utilizzo improprio e di attacchi si sono moltiplicati, esponendo le aziende a una miriade di minacce interne ed esterne, intenzionali e accidentali.”

“In risposta ai continui cambiamenti sul fronte delle minacce – continua Hughes – occorre che i ceo e i top manager investano sulla cyber security, offrendo opportuni strumenti di formazione ai dipendenti non solo dell’area It. La posta in gioco è troppo alta, non ci si può permettere di relegare la sicurezza informatica in fondo all’elenco delle priorità”.

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