Lo scorso 29 gennaio 2014 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bilancio di previsione relativo al 2014 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’Authority nel 2014, prevede di spendere 160.827.872, 23 euro ovvero una cifra – che la si ritenga congrua o esagerata – in linea con quella spesa nel 2013 e, anzi, probabilmente inferiore, anche se di misura. Una notizia da salutare con favore che, tuttavia, solleva un dubbio. Il prossimo 31 marzo, infatti, entrerà in vigore il nuovo regolamento sulla promozione e tutela del diritto d’autore che trasforma l’Authority in una sorta di “giudice speciale” di tutte le controversie relative alla presunta pubblicazione online non autorizzata di qualsiasi genere di contenuto.
Dal 1° aprile l’industria musicale, quella cinematografica e gli editori di giornali – solo per citare le categorie più rappresentative dei titolari dei diritti – potranno segnalare all’Authority qualsiasi genere di contenuto che ritengano pubblicato senza la loro autorizzazione e chiedere che l’Agcom – dopo aver chiesto all’uploader, al gestore della pagina e/o al gestore del sito di rimuoverlo spontaneamente -, accertata la sussistenza della violazione lamentata, ordini al fornitore di hosting o all’access provider, di rimuovere il contenuto o di inibire agli utenti italiani di accedervi. È un’attività straordinariamente complessa. L’Agcom, infatti, dovrà verificare se chi agisce è legittimato e, soprattutto, se l’uso del contenuto segnalato non sia legittimo in nome di una licenza o in virtù di una delle c.d. libere utilizzazioni contenute nella legge sul diritto d’autore (per scopi di critica, cronaca, didattica ecc.). Ordinare la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico o, peggio ancora, il blocco di un’intera pagina web o, magari di un’intera piattaforma, non è decisione che possa essere assunta “a cuor leggero” né in modo “automatizzato”. L’ordine di inibitoria all’accesso di un contenuto, d’altra parte, non esaurisce il compito dell’Authority che si troverà anche a gestire le richieste di revoca di tali ordini a seguito, ad esempio, della rimozione del contenuto incriminato nonché le impugnazioni – dinanzi al Giudice amministrativo – di tali provvedimenti. Stupisce, in questo contesto, che nel bilancio preventivo 2014, l’Agcom sembrerebbe non aver previsto nessun costo dedicato a questo genere di attività.
È davvero possibile fare antipirateria a “costo zero”?