L’Agenzia per l’Italia digitale sarà una delle “grane” che il prossimo governo dovrà risolvere. A tenere banco sarà, ancora una volta, il destino del direttore generale. Agostino Ragosa, nominato direttore generale nell’ottobre 2012, è stato successivamente nominato commissario straordinario in attesa che fosse varato lo statuto dell’Agenzia. E proprio questa “doppia” nomina potrebbe creare problemi all’entrata in carica di Ragosa come direttore generale.
La questione è legata all’interpretazione de decreto legge 83/2012, conventito nella legge 134, che stabilisce i criteri di nomina del dg: secondo l’interpretazione più restrittiva del provvedimento il direttore generale dovrebbe essere nominato nuovamente con procedura di evidenza pubblica, essendo “scaduta” la nomina di Ragosa a dg nel momento in cui è stato nominato commissario straordinario. Altre interpretazioni, invece, ritengono che sia ancora valida la prima nomina decisa dall’allora governo Monti, nomina che va solamente ratificata.
Ma al di là delle interpretazioni di legge quello che emerge è un problema tutto politico. Come dicono al Corriere delle Comunicazioni da Agid “dipenderà dalla volontà politica del prossimo governo se proseguire con Ragosa oppure optare per un nuovo nome, così come dipenderà da come verrà strutturata la governance dell’Agenda digitale e, soprattutto, se verrà scelta una figura – ministro o sottosegretario che sia – che si occupi delle politiche per il digitale”. Nei corridoi dell’Agenzia sono pronti a scommettere che tutto rimarrà come deciso, con l’ex Cio di Poste Italiane saldamente al timone.
Intanto sul nostro sito agendadigitale.eu Agostino Ragosa, fa sapere che l’Agenzia sta andando avanti e che le ultime vicende polotico-istituzionali nom bloccheranno il lavoro.
“La Presidenza del Consiglio sta già predisponendo il decreto, a firma del sottosegretario Filippo Patroni Griffi, per l’istituzione del Comitato d’Indirizzo e della Commissione Spc, i quali si occuperanno rispettivamente della strategia e delle regole per l’Agenzia – dice Ragosa – Il cambio di Governo non tange quindi lo start up dell’Agenzia, perché sono decisioni di gestione ordinaria che la Presidenza può prendere anche in questa fase. Si va avanti, insomma, perché la riforma dell’Italia non può permettersi di attendere nemmeno una settimana”.
Intanto lo scorso venerdì è stato pubblicato in Gazzetta lo statuto che rende operativa l’Agenzia per l’Italia digitale. Con la pubblicazione del provvedimento si è infatti finalizzato il processo di accentramento della governance fino oggi distribuita fra più ministeri. Nei prossimi giorni il testo verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Lo statuto, pubblicato in anteprima dal Corriere delle Comunicazioni, prevede infatti un comitato di indirizzo formato da un rappresentante del Mise, uno del Miur e uno del ministero della Funzione Pubblica, insieme a due rappresentante della Conferenza delle Regioni e del Tavolo permanente per l’Innovazione e presieduto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio. Il direttore dell’Agenzia, che come si legge nel testo, è “responsabile della gestione e attuazione delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un ministro da lui delegato”.
Per quanto riguarda il numero dei dipendenti – una delle note dolenti che ha fatto rimpallare lo statuto tra Palazzo Chigi e la Corte dei Conti – è di 130 unità, 20 in meno rispetto alle 150 della prima versione del provvedimento. Proprio l’elevato numero degli addetti aveva fatto storcere la bocca alla magistratura contabile che riteneva la spesa troppo esosae aveva rimandato il testo al governo. Il taglio dei dirigenti previsto è dunque in linea con la spending review avviata nella PA.