Investire in startup potrebbe presto diventare… di moda. Dopo la firma del ministro dell’Economia Saccomanni, gli incentivi fiscali sono una realtà (il 19% di detrazione per i privati, il 20% per le aziende) e sicuramente attireranno l’attenzione anche di chi fino a oggi aveva considerato poco o nulla l’ecosistema della nuova imprenditoria. Le agevolazione valgono solo per chi punta sulle startup innovative iscritte nei registri delle Camere di Commercio. Ma sono più di 1.500, c’è quindi da scegliere. Duemila persone riunite nell’auditorium della Fiera di Milano per sentir parlare di startup e venture capital in occasione della convention del Gruppo Azimut (risparmio gestito) per i 10 anni del collocamento in Borsa sono l’ultima, evidente dimostrazione di un cambiamento di clima. “Facce che il mondo delle startup non conosceva, persone che quel mondo non conoscevano per nulla. E questo è solo l’inizio”, dice Dario Giudici che ha portato il tema davanti a quella platea di promotori finanziari, manager e imprenditori.
“Attirare capitali privati verso le startup è stata la nostra promessa sin dall’inizio ed è il primo obiettivo del 2014”. Giudici fa riferimento a SiamoSoci.com, la piattaforma fondata poco più di due anni fa, la prima in Italia di social investing: quasi 6mila iscritti, con 1.825 startup registrate. Una vetrina dove i progetti esposti hanno avuto manifestazioni di interesse per 10 milioni di euro ma con un potenziale di investimento dichiarato che può arrivare a 80. Le startup che in questo momento stanno facendo la raccolta sono 25, ma 200 sono già pronte ad andare in funding.
Il crowdfunding è certamente un canale attraverso il quale si manifesterà il nuovo interesse. C’è un regolamento della Consob, ed è un grande passo avanti, sottolinea Giudici. Il mercato dirà se il meccanismo costruito per garantire affidabilità e sicurezza funziona. “Ma noi nasciamo prima, sulla base dell’ascolto di un’esigenza di mercato: avere una compagine sociale gestibile. Così mentre il crowdfunding puro prevede investimenti piccoli con un’ampia platea di investitori, noi abbiamo un modello diverso: investimenti più alti e pochi soci. Riteniamo fondamentale stabilire un rapporto diretto fra l’imprenditore e gli investitori”. SiamoSoci.com, quindi, non partecipa al closing dell’operazione, fa solo incontrare le startup con gli investitori interessati.
“Le startup vogliono capire che tipo di soci entrano, quale valore e quali competenze possono apportare oltre ai capitali. Chi investe vuole sapere di più sul progetto, conoscere il team. Sul sito viene fatta una prima valutazione, poi si passa alla fase ‘fisica’ di incontri e approfondimento”. Adesso si tratta di far capire l’importanza dell’investimento in startup. SiamoSoci.com in marzo rilancerà con una nuova versione del sito. “Non sarà solo un redesign, che migliora la user experience”, anticipa Giudici al Corriere delle Comunicazioni. “Metteremo le basi per nuove funzionalità”. Con un solo obiettivo: più soldi per le startup.