Il maxi-accordo tra Facebook e WhatsApp non è passato del tutto inosservato ai regolatori europei: il deal potrebbe spingere le autorità che vigilano sulla data protection dell’Unione europea ad aprire delle inchieste sulle implicazioni per la privacy di questa operazione. E’ quanto ipotizza Jacob Kohnstamm, leader del gruppo Article 29 Data Protection Working Party, che riunisce i principali rappresentanti delle autorità per la privacy in Ue, e capo anche dell’autorità olandese per la privacy che già ha aperto un dossier su WhatsApp per capire come vengono gestiti i dati dei suoi 450 milioni di clienti globali.
Kohnstamm ha detto che anche gli altri suoi colleghi in tutta l’Ue “potrebbero, alla luce di questo merger, decidere di fare delle ricerche su questa applicazione”, fino alla possibile apertura di vere e proprie indagini da parte dei 28 regolatori europei della privacy.
Come noto, l’acquisizione di WhatsApp, in contanti e azioni per un valore di 19 miliardi di dollari, è la più cospicua nella storia di Facebook e dà a WhatsApp una valutazione più o meno pari alla metà della capitalizzazione di mercato di Twitter. WhatsApp, con cui si inviano messaggini da device mobili con qualunque sistema operativo, è gratuito per un anno, poi diventa a pagamento l’anno successivo.
Ciò che preoccuperebbe i regolatori della privacy, secondo Kohnstamm, è in particolare la raccolta di dati dalle rubriche telefoniche degli utenti che avviene nel momento in cui si scarica l’applicazione WhatsApp. “Usare quei dati per altri scopi è una forte tentazione”, afferma il regolatore olandese. “Sono dati relativi anche ad altre persone che non sono clienti di WhatsApp e questo è contrario alla legge dei Paesi Bassi ed europea”.
L’authority olandese prenderà entro quest’anno la sua decisione e potrebbe, in caso di infrazione, infliggere a WhatsApp una multa “molto pesante”, ha indicato Kohnstamm.
“Facebook non sta comprando solo una popolare applicazione di messaggistica – sta comprando gli indirizzi e i numeri di telefono di 450 milioni di persone in tutto il mondo”, commenta Wim Nauwelaerts, avvocato specializzato in legge sulla data protection in Ue presso lo studio Hunton & Williams a Bruxelles. “Molti di questi utenti sono anche su Facebook, perciò con questo accordo Facebook potrà costruire dei profili completi sui suoi utenti” e ciò porta a chiedersi “come e fino a che punto Facebook intende monetizzare questi dati”.