Google, l’Europa “frena” la scalata del motore

Il 2010 si apre all’insegna del Googlephonino e degli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle applicazioni di video online. Ma anche dei duri attacchi da parte di Francia e Germania: tasse e azioni legali per scongiurare il rischio “monopolio”

Pubblicato il 11 Gen 2010

Il 2010 sarà un anno chiave per Google. La società di Mountain
View ha scelto il palco del Ces di Las Vegas per annunciare Nexus
One, il googlefonino, messo a punto in collaborazione con la
taiwanese Htc, pronto a fare concorrenza in particolare ad iPhone
(Apple) e Blackberry (Rim). E l’approdo nel mercato della
telefonia mobile non è l’unica carta messa sul piatto degli
investimenti: il colosso del search engine ha appena annunciato lo
sbarco nel mercato delle fonti rinnovabili.

Nei giorni scorsi la divisione Google Energy ha inviato alla
Federal Energy Regulatory Commission una richiesta di
autorizzazione ad esercitare l'attività di compravendita di
energia elettrica. In dettaglio, Google è intenzionata a operare
nel mercato elettrico all'ingrosso come rivenditore di energia.
“Vogliamo avere la possibilità di comprare e rivendere
elettricità nel caso questa entri a far parte del nostro
portafoglio”, ha annunciato la portavoce Niki Fenwick.

Sempre nei giorni scorsi Google ha incrementato del 20% la propria
offerta d'acquisto per On2 Technologies, azienda specializzata
in tool di video compressione online, portando la parte cash a 134
milioni di dollari.

Ma se oltreoceano i riflettori del nuovo anno si sono concentrati
sulle novità di prodotto e di business, l’Europa guarda a Google
come una “minaccia”. Il 2010 si è aperto all’insegna del
j’accuse, quello della Francia: la commissione governativa
Zelnik, la stessa incaricata dal ministro della Cultura Frederic
Mitterrand di completare la legge Hadopi sul dowload illegale dei
file e la pirateria online adottata a settembre, ha proposto una
“tassa Google” per finanziare misure a favore di un'offerta
legale di musica e film su internet. In dettaglio, la proposta
messa nero su bianco in un report a firma della commissione,
prevede di imporre “fee” a link sponsorizzati e banner
pubblicitari, a cui corrisponda un elevato numero di click allo
scopo di non pregiudicare le iniziative minori.

Immediata la risposta di Google: “Bisogna privilegiare soluzioni
innovative ad una logica della tassazione che a sua volta risponda
ad una logica di contrasto tra il mondo di internet e quello della
cultura”, ha scritto in una nota ufficiale Olivier Esper,
direttore degli affari pubblici di Google France “Speriamo che
tra le raccomandazioni avanzate dal rapporto, siano approvate
quelle che privilegiano la cooperazione tra gli attori di internet
e le filiere culturali.

Subito dopo la Francia ci ha pensato la Germania a sferrare un
altro attacco al motore. Il ministro tedesco della Giustizia Sabine
Leutheusser-Schnarrenberger, attraverso le pagine del settimanale
Der Spiegel, ha sostenuto che il gruppo di californiano punterebbe
alla creazione di “giganteschi monopoli”, e che nello specifico
servizi come Google Earth e Google Street View “vanno
assolutamente esaminati dal punto di vista legale”. “Mi
disturba questa corsa in avanti, questa gigantomania, che traspare
anche da Google Book”, ha aggiunto il ministro puntualizzando che
la biblioteca digitale di Google negli Usa è già stata oggetto di
una class-action da 125 milioni di dollari promossa da editori e
autori.

Il ministro tedesco non ha escluso il ricorso alla legge qualora
Google non adottasse politiche di maggiore trasparenza nelle
proprie attività, trattamento dei dati incluso.

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