“È ora di passare dalle parole ai fatti. La riforma della protezione dei dati deve essere una priorità dei politici europei per i prossimi sei mesi”. È quanto sottolinea il commissario Ue alla Giustizia Viviane Reding in un articolo scritto per il Corriere delle Comunicazioni in uscita lunedì 3 marzo. “I cittadini chiedono forti norme europee in materia di protezione dei dati e le imprese vogliono un quadro giuridico semplice, chiaro e cogente per fare affari nel mercato unico della Ue. La riforma della protezione dei dati nella Ue risponde ad entrambe le esigenze. È vantaggiosa per i cittadini e per le imprese”. L’accordo – annuncia il commissario – “è a portata di mano”. E per questa ragione “è il momento di agire: lo dobbiamo ai nostri cittadini, lo dobbiamo alle nostre imprese”.
Stando a rilevazioni del 2011, ricorda il commissario nel 2011 il valore dei dati relativi ai cittadini della Ue ammontava a 315 miliardi di euro, e nel 2020 potrebbe raggiungere la cifra di quasi 1.000 miliardi di euro all’anno. “Ma i cittadini non continueranno a rivelare i propri dati se non si fideranno delle società che li gestiscono. Perdere la loro fiducia significa perdere guadagni: secondo alcune stime, le rivelazioni dell’Agenzia per la sicurezza nazionale causeranno entro il 2016 una riduzione di 180 miliardi di dollari delle vendite americane nel settore delle tecnologie, pari al 25% dei servizi connessi alle tecnologie dell’informazione. Come si vede, urge agire subito”.
Benefici anche per le imprese: “La realtà è che oggi ci sono 28 legislazioni diverse e oltre 28 interlocutori diversi. La Commissione europea vuole sostituire questo quadro con una legislazione unica valida in tutta Europa: un continente, una legge. Rafforzare le norme europee già severe in materia di protezione dei dati è anche un’opportunità commerciale”.